Buongiorno del 22/9

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Buongiorno del 22/9

estratto di un articolo di Alessandro D’Avenia tratto dalla rubrica #ultimobanco sul Corriere della sera di oggi.

“[…] Dal mio osservatorio professionale, posso dire che, influenzati da un’idea di felicità come successo e assenza di cadute, tanti padri e tante madri faticano a capire che «fallire», o più semplicemente fare errori, non solo è normale ma è persino auspicabile. I figli, disattendendo aspettative e desideri dei genitori: da un lato diventano liberi, cioè imparano che le loro scelte hanno conseguenze reali; dall’altro ci rendono liberi, perché solo così possiamo amarli veramente, cioè non per quello che hanno e fanno (per noi), ma perché ci sono.

Niente porta un ragazzo a migliorarsi più di sentirsi amato per come è e niente lo spinge a scoraggiarsi più di sentirsi amato per quello che dovrebbe essere. Non sto parlando di un amore che smette di educare, quello non è amore ma un comodo tradimento, parlo di una chiara presa di posizione: uno sguardo che diventa profetico perché, anche se sente le spine, sa che «oltre» c’è la rosa.

I genitori possono scoprire risorse creative sorprendenti se coltivano la speranza innanzitutto in se stessi e poi si concentrano sulle qualità dei figli più che sui loro problemi. Così si spezza il circolo vizioso del senso di fallimento che viene poi proiettato sugli altri, spesso gli insegnanti, ritenuti «colpevoli» dell’insuccesso. Solo se un genitore coltiva uno sguardo pieno di fiducia e di futuro vedrà i punti di forza del figlio, fosse anche solo un aspetto molto piccolo su cui far leva. A quel punto potrà affidarlo agli insegnanti, indicando loro il punto archimedeo di crescita e l’insegnante si sentirà spinto a guardare allo stesso modo, «personale» e non solo «prestazionale». […]

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