DON ROCCO COLADONATO

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Nella luce del Vangelo

La vita s’illumina e acquista al nostro sguardo un altro spessore: le cose che hanno il timbro dell’eterno ci colpiscono e restano ricordo caro.

Don Antonello Sanna inizia l’omelia della celebrazione eucaristica per l’ultimo saluto a don Rocco con le parole consolanti del Vangelo:

“Venite a me, voi tutti che siete affaticati e oppressi, e io vi darò ristoro”.

E commenta: “Fatica e oppressione ci accompagnano inevitabilmente per quel lento ed inarrestabile accumulo di pesi che quotidianamente si posano sulle nostre spalle e gravano sul nostro spirito. E la fatica del nostro ritorno a Dio da cui ci eravamo allontanati, e la fatica del deserto e dei nostri desideri non realizzati. L’orientamento ci risulta difficile e siamo soggetti a smarrimenti che rendono tortuose le nostre strade e sempre troppo lontana la meta da raggiungere. Non ci sfugge il pensiero che stiamo tutti, con pesi più o meno grandi, scalando il nostro personale calvario. Così ci coglie e ci descrive Cristo in questo nostro tempo e per questo ci rivolge un fraterno invito: “Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò”. Il primo gesto che egli ci chiede e quello di “andare” da lui; vuol dirci che egli è la “via” sicura, l’orientamento che non sapevamo trovare da soli, l’approdo a cui tendevamo senza però raggiungere. (…)

Tra i tanti che arrivano al traguardo finale, al riposo eterno, oggi ci vediamo privare del nostro don Rocco con il suo fardello di vita, leggero e pesante un tempo, ma con la consapevolezza che tutto è stato accolto e vissuto per amore nei confronti del Signore e dei fratelli. Il carattere mite, silenzioso e sereno di Don Rocco non ci lascia tante tracce fatte di parole, ma una vita raccolta in Dio e vissuta nelle case ordinarie di ogni giorno, conscio dei suoi doveri e impegnato nel collaborare con generosità all’estensione del Regno di Dio con lo stile di don Bosco.

Con questo sguardo di fede vogliamo rendere grazie al Signore per la vita di don Rocco, generosamente donata al Signore, a Don Bosco e ai giovani.

Tappe di una vita

Nella dimensione evangelica si distende la lunga vita di don Rocco, salesiano e sacerdote. Egli ha sentito la chiamata del Signore ed ha risposto con gioia e fedeltà costruendo col tempo una felice sintesi tra fede e cultura.

Umile, tendeva sempre a nascondersi, ma grande don Rocco era nato a Rutigliano (BA) il 2 Gennaio del 1924. Dai genitori papà Francesco e mamma Giovanna Disciglio, ricevette una solida educazione cristiana, unita al senso del dovere e all’attenzione al prossimo. Nel 1938 lo troviamo aspirante salesiano a Gaeta allora casa dell’ispettoria centrale. Entra nel noviziato di Chieri (Torino) il 6 Settembre 1938 e il 7 Gennaio de l 1940 emette la prima professione nella Congregazione Salesiana. Prosegue gli studi filosofici a Foglizzo (1939-1942) e si dona totalmente al Signore con la professione perpetua il 30 Luglio del 1945.

Frequenta il Corso di Teologia tra Bagnolo e Torino – Crocetta negli anni 1945-1949. E’ ordinato sacerdote a Torino – Maria Ausiliatrice il 3 Luglio del 1949 dal Card. Maurilio Fossati.

Nel 1950 arriva tra noi in Liguria, a Sampierdarena. Completa gli studi con la licenza in teologia, nel 1951 l’equipollenza, nel 1961 l’abilitazione e nel 1964 la laurea in lettere all’Università di Genova.

La sua vita salesiana si snoda tutta in Liguria, nelle case di Sampierdarena, Varazze e Alassio. Il suo ministero sacerdotale trova nella “cattedra” il luogo privilegiato di annuncio del vangelo e di cura pastorale dei giovani, attraverso l’insegnamento rigoroso e accurato delle materie letterarie. Dal 1950 al 1961 a Sampierdarena è docente nella scuola Media e nel Ginnasio, dal 1961 al 1973 a Varazze insegnante di Italiano e storia ai geometri, dal 1973 al 1984 ancora a Sampierdarena docente di Italiano e storia all’Istituto Tecnico industriale, dal 1984 al 2000 insegnante di Italiano e Latino nel liceo di Alassio. Fu anche vicario del direttore dal 1992 al 2000. Fu poi bibliotecario dal 2000 al 2004, anno in cui tornò a Sampierdarena fino al 2010. Sono anni questi ultimi che riducono la genialità e il dinamismo culturale di don Rocco. Sono gli anni nei quali è soggiogato dalla sofferenza.

Problemi seri di salute convinsero don Rocco a trasferirsi nella nostra casa di cura di Varazze. Qui il 17 luglio 2012 lasciò la terra per il cielo. I suoi resti mortali riposano nel cimitero di Varazze.

Uomo di cultura

Chi ha conosciuto don Rocco ricorda le doti intellettuali evidenziate dalla cattedra e non solo. Finezza e sensibilità letteraria, appassionato, attenzione all’attualità tramite riviste e giornali che erano parte del suo vivere, finissimo gusto musicale testimoniato dalle numerose opere liriche che amici gli regalavano, le custodiva nella sua camera. Le riascolta con entusiasmo ancora negli ultimi anni prima d’immergersi nel silenzi dell’ultima tappa della vita. “Che fine faranno questi dischi?” confidava ancora prima di partire per Varazze.

L’ operosità culturale di don Rocco si fa dono anche al quartiere. Nel 1963 lo attesta l ‘Eco di don Bosco del novembre-dicembre del 1966 fonda con Marigo e don Bartolini il Club Cultura “Don Bosco”. Leggiamo: “Il Club è formato da un piccolo gruppo di volenterosi che coltivano buone ambizioni: prima di tutto una soddisfazione personale di penetrare nel campo della Filosofia, della Storia, della Letteratura, dell’Arte, in secondo luogo per diventare lievito stimolante nel campo dell’informazione … “

La sede è la Biblioteca della Parrocchia fornita di 3000 libri… Nel secondo anno – recita la nostra fonte – si è tenuto un corso di Storia della Filosofia, un Corso di Storia dell’Arte e un Corso di Letteratura (Calvino, Camusa, Mann, Moravia, Buzzati, Sartre, Svevo, Kafka). L’iniziativa culturale per il quartiere inizia ancora prima. Troviamo all’opera “i tre intellettuali” con il parroco don Balda. Lo testimoniano i programmi dei Concerti della Settimana Santa e delle Audizioni Musicali, la prima delle quali risale al 21 gennaio 1959. Da questa esperienza nascerà il Club Cultura “Don Bosco”.

Nel 1978 nasce, costruita dal lavoro di un gruppo di laici, “La sala Domenico Savio” … l’attuale Tempietto. Sono gli anni in cui la Sala Savio organizzerà la rassegna giovanile Concertisti e la Biennale di Arte Sacra. Nel 1980 la sala Savio assumerà il nome “Il Tempietto” con tanto di atto notarile. A questa struttura don Rocco resterà legato anche quando sarà trasferito ad Alassio… Alcune attività culturali del Tempietto venivano ripetute ad Alassio su sua iniziativa.

Testimonianza di don Alberto Rinaldini

“Ti ho visto l’ultima volta in giugno: steso sul letto, ti sei appena accorto della mia presenza. Ti ho messo accanto l’ultimo numero dell’Eco di don Bosco … Ne eri stato direttore responsabile per un decennio… elevandolo di qualità e dotandolo di un’impostazione intelligente. Sarai riuscito a sfogliare le pagine o, nel caldo luglio, te lo sei portato al fresco del paradiso?

Mi ha sempre affascinato la tua passione per la cultura che spaziava dalla musica alla letteratura, all’arte, alla storia, alla teologia. La cultura era l’altra ala, che con la fede ti faceva volare alto… Una curiosità quasi adolescenziale che esprimeva la saggezza del sapiente. Ricordo la tua lezione su Wagner e Nietzsche al Liceo classico Mazzini: una “magistrale” presentazione di un “incontro e scontro” tra due grandi. Il Centro Culturale “Il Tempietto” ti annovera tra i padri fondatori. Negli anni ‘80 tornavi da Alassio per gli annuali convegni giovanili. L’apprezzamento per il nostro lavoro l’hai manifestato fino a quando la fragile salute te lo ha permesso. Mi sembra di sentir ancora la “domanda” diventata ritornello negli ultimi anni passati a Genova: “Che cosa prepara di nuovo Il Tempietto?”. Ed eri sempre presente a tutte le iniziative. Eri già oltre gli ottant’anni e ancora tanto “curioso” di conoscere.

Intendevo coinvolgerti nell’ attività del Tempietto che, nei suoi più che trent’ anni di vita, aveva creato una vasta rete culturale tra le facoltà universitarie della città e le scuole superiori. Al Tempietto della cultura si veniva per approfondire e/o per aggiornarsi su tematiche storico filosofiche, artistiche, letterarie e anche politiche. Non solo il liceo Mazzini, ma anche il Liceo Fermi e altre scuole della città hanno usufruito della cultura alta, offerta in modo gratuito.

Ho tentato di chiederti qualche articolo per l ‘Eco di Don Bosco. L’avevi diretto in modo appassionato per un decennio … ma la stanchezza degli anni hanno bloccato il desiderio. Solo un regalo per la rivista ” IL Tempietto” e, interessante, ritornando su un pensatore affrontato negli anni verdi della tua presenza a Sampierdarena: Sartre. E la tua penna sì e fermata stanca su l’ultimo Sartre? Un ambiguo interrogativo, scorrendo le pagine dell’operetta di Sartre “Bariona o figlio del Tuono”. Racconto di Natale per cristiani e non credenti.

Ecco la pagina del 2005… un addio definitivo all’attività culturale:

“Sartre è soldato, caduto prigioniero dei Tedeschi dopo la disfatta del 1940 nello Stalog X II di Treviri. Teneva lezioni di filosofia su Heidegger per i preti suoi compagni di reclusione. Partecipava ai loro dibattiti di teologia e per allietare il Natale di tutti scriveva un testo teatrale sulla nascita di Gesù, ne curava l’allestimento, dando la propria voce a uno dei Magi. Il più laico dei filosofi del’900 sotto la corazza di un inespugnabile ateismo nascondeva forse un cuore di Credente? Certamente no. Ma esistenzialmente non è nemmeno il contrario: Pare di capire che se il filosofo negava, l’uomo continuava ad essere attratto… dal mistero e in mezzo a uomini di fede coi quali condivideva tanti valori… teneva acceso il dialogo”.

Per la prima volta viene pubblicato questo Bariona … Un testo che lo stesso Sartre aveva smarrito e che solo alcuni compagni cattolici di prigionia avevano conservato. Volle fare capire che la direzione del suo pensiero non era cambiata. Quella sera di Natale voleva solo attuare l’unione più vasta di cristiani e di non credenti: un misterioso stupore incontrato per il mistero cristiano. L’introduzione di Antonio Delogu desta particolare fascino per chi voglia riandare al pensiero di Sartre. “Oggi, la lettura di quest’opera – scrive – offre l’occasione di ripensare l’ateismo di Sartre e la sua filosofia dell’esistenza” (Rivista IL Tempietto, Anniversari 2005).

Poi il silenzio… e ora riposi nella pace del tuo Signore”.

Nel ricordo di don Natalino

Natalino Parodi, un allievo degli anni ‘70, ora salesiano, ricorda l’amato e apprezzato maestro.

“Sano passati quarant’anni, ma due elementi sono diventati parte del mio essere: la cultura e la passione politica. Con don Rocco ho cominciato a leggere libri e non solo l’antologia. Erano libri che portavano a sondare la vita, l’altro, la persona. I decadenti, i neorealisti e qualche pizzico del romanticismo mi hanno avvicinato alla filosofia. Don Rocco insegnava letteratura italiana e Storia. Lo vedo nelle mia fantasia gesticolare con le braccia: con il libro nella mano sinistra e con la destra battere il tempo sulle nostre teste di “poveri spella-fili”. Si entusiasmava a spiegare Dante, tentando di farci gustare la poesia del divino poeta… Io preferivo Fenoglio. Con lui mi sono avvicinato al teatro, leggendo Pirandello e andando al teatro al Duse, con lui ho scoperto Verdi e il Risorgimento … Continuo ad amare la cultura. Sono contento della mia formazione tecnica, ma non di soli bulloni vive l’uomo.

Don Rocco inoltre mi ha trasmesso la passione per la politica. Erano gli anni del compromesso storico, della democrazia cristiana e del partito comunista. Come conciliare l’essere cattolico con il discorso sociale? Lotta continua era presente nei licei del quartiere e le brigate rosse hanno fatto la loro tragica comparsa a Sampierdarena. Ricordo con orgoglio quando don Rocco mi mandò in una cellula di Lotta Continua, vicino all’Istituto Einaudi. La mia tesi: se un modo di pensare non rispetta l’altro… bisogna provarlo. Con don Rocco ho imparato a parlare e dialogare anche con chi ti avversa. E vero, don Rocco non ha mai fatto in classe una lezione sulla politica, ma leggeva il giornale e non in vista dell’esame, ma per farci capire il nostro tempo. Non ho mai parlato con don Rocco di vocazione, ma, a sua insaputa, ha orientato la mia visione della vita. La “mia” visione, non la sua. IL vero educatore aiuta il giovane a formarsi. Grazie, don Rocco”.

Al mio amatissimo maestro Rocco

Il ricordo di una docente universitaria di origini palestinese.

“Caro Rocchino, si: così amavo chiamarti e tu sorridevi contento. Tutte le volte che studiavo poesie c’era la tua immagine che mi spronava. Ogni volta che mi sentivo scoraggiata, c’eri tu a spiegarmi i simboli, non solo quelli della poesia, ma anche della vita. Simboli che mi insegnavi a interpretare e sciogliere ed ecco come fosse per magia, mi trovavo a volare nel mondo introspettivo del poeta attraverso il quale leggevo anche me stessa.

Hai saputo donarmi i segreti dell’esistenza e lo hai fatto gratuitamente e con gioia, vero dono da vero Cristiano. Di questo ti sarò sempre grata.

Da vero maestro non mi forzavi ad entrare nella tua mente, piuttosto mi conducevi, camminando nell’ombra, all’ingresso della mia mente.

Non mi hai fatto mangiare la tua frutta, piuttosto hai fatto in modo che trovassi il frutto in me.

Quando leggo in pubblico le poesie di mia traduzione il pensiero vola verso di te, verso un padre che ha saputo farmi suonare la mia musica e non la sua.

Grazie amatissimo padre e amico Rocchino.

Lucy Ladikoff

Il grazie della comunità salesiana

Ringraziamo il Signore per il dono che ci ha fatto nella tua persona. Vogliamo custodire nel cuore ciò che sei stato e quanta ci hai lasciato come preziosa eredita … non cose, ma una vita che ha saputo armonizzare fede e cultura. Abbiamo sottolineato maggiormente la tua passione per la cultura, perché la fede ha il suo centro nell’interiorità. Ma senza la fede resta incomprensibile la tua vita vissuta da povero e distaccato dalle cose, una vita trascorsa nell’umiltà per i giovani. Chi ti ha conosciuto può testimoniare la consistenza della tua spiritualità, vissuta in modo piuttosto “riservato”. Ma sapevi andare a fondo anche nell’orizzonte spirituale che illumina la cultura.