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Sac. IGINIO BERTI

Nato a La Spezia il 21 ottobre 1931

Morto ad Albenga (Savona) il 30 novembre 2002,

a 71 anni di età, 51 di professione religiosa, 43 di sacerdozio.

Così lo ricorda don Giorgio Colajacomo, direttore della comunità salesiana di Alassio di allora.

Era sabato 30 novembre 2002, ultimo giorno dell’anno liturgico, quando alle ore 0.10, presso l’ospedale di Albenga, dove era ricoverato da pochi giorni, si spegneva don IGINIO BERTI, a 71 anni di età, 51 di professione salesiana, 43 di sacerdozio. Già alla sera al Rosario e il lunedì 2 dicembre al funerale la presenza di tanta gente, di tanti giovani è stata la testimonianza evidente di quanta riconoscenza aveva saputo conquistarsi col suo sorriso semplice e aperto, gioioso e forte.

Don Berti nacque a La Spezia il 21 ottobre del 1931, ma le sue origini sono aretine. Il babbo Eurisio e la mamma Teresa lo educarono già da piccolo nella fede cristiana. Dal 1943 al 1947 frequenta le scuole presso l’Istituto Scalabrini di Bassano del Grappa per intraprendere la vocazione di missionario per gli italiani all’estero, seguendo le orme di suo fratello missionario scalabriniano in Argentina.

Non era quella la strada che il Signore voleva per don Berti. Nel 1947 dopo aver conosciuto i salesiani e affascinato dalla vita e dall’opera di Don Bosco, per tre anni frequenta la scuola salesiana a Strada in Casentino.

Nel 1950 fa il suo ingresso nel Noviziato di Varazze. Qui emette i suoi primi voti di Castità, Povertà e Obbedienza in piena e totale donazione a Dio. Nella sua giovinezza si possono sottolineare lo schietto spirito di pietà, lo spirito salesiano col quale sta in mezzo ai giovani e lo zelo per il loro bene.

II 1° luglio del 1959, a Torino, viene consacrato sacerdote. Subito dopo lo troviamo a Pisa studente d’ Arte e poi per quattro anni catechista nel Centro di Formazione Professionale di Genova Quarto. Così lo ricorda un confratello: “L’ho conosciuto a Quarto, nel 1961 quando iniziai il mio tirocinio. Nella scuola professionale i ragazzi per la totalità: erano interni. Aveva un cuore grande ed espansivo. Noi chierici con lui ci sentivamo in famiglia. Semplice e comunicativo, riscuoteva la simpatia di tutti. Di lui ammiravamo la sua assoluta sincerità: non sapeva nascondere i suoi sentimenti, e se qualcosa non gli andava lo manifestava apertamente, però senza farne motivo di scontro. Insegnante di disegno, disegnava splendidamente e infondeva nei suoi alunni il gusto per le composizioni semplici e ben fatte. In poche parole: i ragazzi gli volevano bene e ne era sempre attorniato durante le ricreazioni.”

Da Genova si trasferisce a Vallecrosia e da quel momento esprime l’entusiasmo e la passione per l’Oratorio: due anni a Vallecrosia, cinque a Sampierdarena, torna per altri cinque a Vallecrosia e dal 1982 al 1992, dieci anni tondi nell’Oratorio di Alassio. Sono gli anni più fecondi di Don Berti. L’amore per i ragazzi, il suo stile salesiano sempre presente nel cortile, le molteplici attività che uscivano dalla mente creativa di Don Berti facevano nei vari Oratori dove lui era stato un cantiere vivace di creatività, di gioia, serenità e spirito di famiglia. Stimolava i laici alla collaborazione, e affascinava i ragazzi più piccoli con le sue battute e con la sua corporatura da “gigante buono”.

Nel 1992 lascia l’incarico dell’Oratorio per dedicarsi totalmente alla scuola. Sì, perché in tutti gli anni dell’Oratorio mai aveva lasciato il suo impegno nell’ambito scolastico sia a Vallecrosia che ad Alassio.

Caro don Berti, sei stato direttore di oratorio: credevi, fedele a don Bosco, a questa forma di aggregazione spontanea in cui attraverso il gioco e lo sport si creano rapporti, a partire dagli interessi dei ragazzi per giungere ad educarli, a prepararli alla vita. Ed anche il mondo dello sport, delle Polisportive giovanili salesiane ti ricorda con gratitudine.

Sei stato insegnante di educazione artistica nella scuola media, di arte e disegno nel liceo, hai avuto il gusto del bello e lo sapevi trasmettere, perché insieme comunicavi te stesso, il tuo amore ai giovani. Purtroppo, all’inizio dell’estate del 2002, inattesa, giungeva la malattia. Il responso dei medici è stato inesorabile, non ha lasciato dubbi.

“La morte non si improvvisa. Si merita con tutta la vita”, afferma padre Kolbe. Sei stato consapevole da subito della gravità del tuo male e l’hai accettato con lucidità e dignità, perché rischiarato dalla luce della fede. “Sono nelle mani del Signore“, dicevi.

Caro don Berti, eri un uomo di relazione e di comunione, e alla vita della comunità hai voluto partecipare sino ad una settimana dalla fine. Fedele alla celebrazione della Messa, alla recita delle Lodi e dei Vespri con i tuoi confratelli, partecipe attento delle piccole cose della comunità come delle grandi scelte. Volevi bene alla tua Comunità e la tua comunità ti ha contraccambiato. Hai ricevuto la comunione come viatico ed il sacramento degli infermi in piena coscienza. Hai dato esempio di fiducia consapevole, di abbandono nelle mani di Dio provvidente e buono che regge la nostra storia.

Ne sono testimoni riconoscenti i Giovani Cooperatori che tu hai seguito nel cammino della loro formazione. Ne sono testimoni le Figlie di Maria Ausiliatrice di Villa Piaggio, di cui sei stato cappellano, portando serenità col tuo carattere allegro ed espansivo. Ma soprattutto i tuoi giovani, i tuoi ex allievi ed ex allieve. Soprattutto i giovani e le ragazze che ti hanno conosciuto e voluto bene, i tuoi nipoti sempre così a te vicini sanno di avere un protettore in cielo, che continuerà ad interessarsi di ciascuno di loro.

Sei stato certamente un punto di riferimento per moltissime generazioni di giovani, un maestro di vita. È bello ricordarti con le parole di un’ex-allieva: “Credo di scrivere a nome di tutti i giovani a cui hai voluto bene. Te ne sei andato in punta di piedi (a dispetto della tua corporatura imponente), lavorando con zelo, sostenuto dalla tua fede fino all’ultimo. Ti ho conosciuto all’età di undici anni come professore esigente, buono e disposto a rispiegare nozioni già viste più volte, affinché le comprendessimo a fondo e potessimo farne tesoro per il nostro futuro. Poi, crescendo nel ‘tuo’ oratorio, ho capito che la tua attività di insegnante non finiva all’interno delle mura scolastiche; anzi, il tuo spirito salesiano emergeva ancor di più proprio lì, dove svolgevi la tua missione di educatore con infinita pazienza, polso fermo ed amore. Hai trasmesso i tuoi valori a innumerevoli ragazzi e molti di noi, diventando animatori, hanno cercato di aiutarti nel difficile compito di diffonderli con la stessa allegria e lo stesso impegno che ci mettevi tu. Oggi che siamo diventati ‘grandi’, piangiamo la tua scomparsa perché ci mancheranno le tue mani grandi che con un semplice gesso riuscivano a fare disegni armoniosi e precisi; le tue lezioni di storia dell’arte rese vive dalla tua passione per questa disciplina; la tua presenza gioiosa; la tua capacità di farti ascoltare anche dai bambini durante le tue prediche spiritose, quando scendendo dall’altare per avvicinarti a noi, riuscivi a trasformare in favole i tuoi preziosi consigli; le tue arrabbiature quando perdeva la tua adorata Juventus: il tuo vocione che si distingueva in mezzo ai tanti suoni del cortile dove ci assistevi nei nostri pomeriggi di svago seguendo l’esempio di Don Bosco; insomma, tutto quello che faceva di te un gigante dal cuore d’oro amico di grandi e piccini.”

Segno evidente del compimento pieno della tua missione di salesiano è stato il pianto sincero, immediato dei tuoi alunni, a partire da quelli di quinta e quarto liceo. Così li interpreta uno di loro: “Ho conosciuto don Berti alle medie quando ha cominciato a insegnarmi disegno e subito è apparsa evidente la gioia e l’impegno con cui faceva il proprio lavoro e l’abilità con cui teneva fede alla sua vocazione. Con il passare del tempo l’ho conosciuto sempre meglio, era una persona sempre disposta ad ascoltare i problemi di noi giovani, pronto a venirci incontro sotto ogni punto di vista. Era una gran persona, come un imperatore magnanimo nel regno della sua aula di arte, sapeva farsi rispettare ma soprattutto farsi amare. Quanto volevamo bene a don Berti non è cosa che si possa spiegare facilmente con le parole, e penso che anche lui ci volesse bene, tant’è vero che quando il lunedì di quella tragica settimana siamo andati in gruppo a trovarlo in ospedale, lui non era già più pienamente cosciente ma ci ha riconosciuto e con uno sforzo immenso per una persona in quelle condizioni ci ha detto ‘Grazie!’. E proprio questa l’ultima parola che vorrei, ma credo vorrebbero tutti, poterti dire ancora: ‘Grazie!’. Grazie per tutto quello che ci hai insegnato, per quello che ci hai dato. Chi ti ha conosciuto e apprezzato, credente e non credente, ti affida alla memoria del cuore che mai dimentica.”

Caro don Berti, hai voluto bene ai ragazzi e loro lo hanno capito. Hanno visto in te un caro amico, un educatore attento a ciascuna persona in scuola ed in cortile, nella vita. Anche Dio ha amato tutte queste qualità. Ogni persona, ognuno di noi, riflette un po’ nella parte migliore di se alcune di quelle meraviglie di amore che sono nel cuore di Dio, poiché noi siamo stati creati a sua immagine e somiglianza. È per noi un grande conforto sapere che tutte queste qualità che ci piaceva trovare nel nostro don Berti sono oggi dilatate e perfezionate secondo la misura stessa di Dio. Il Signore ci ha fatto un regalo prezioso nella persona di don Berti, ha messo a servizio della Chiesa, della Congregazione, della nostra Ispettoria e della casa di Alassio un ministro fedele, allegro, generoso, dinamico, entusiasta della sua vocazione di cristiano e di salesiano.