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I confratelli della Comunità di Alassio, nel desiderio di conservare tra quanti lo hanno conosciuto più viva la memoria di don Giacomo Zanghi, trasmettono il testo dell’omelia di don Gianni Mazzali Ispettore, in occasione dei funerali.

Tutti noi ci ritroviamo nella testimonianza precisa ed affettuosa di chi, per diversi

Anni, gli e stato molto vicino come confratello e direttore.

Ben tre sono gli appuntamenti con la morte a cui il Signore ci ha chiamati nell’arco di meno di un mese.

La Comunità Settoriale è certamente provata ed è difficile fugare, sotto il profilo umano, un senso di sgomento, di disagio e di preoccupazione per il futuro.

Ci si interroga sulle proprie responsabilità, sulle proprie omissioni, sui legami di famiglia, di fraternità che ci hanno portato a camminare insieme; emergono le deficienze, gli interrogativi e se ciò rientrasse nelle nostre possibilità, vorremmo poter ricominciare da principio il nostro cammino.

E’ un mistero duro, impenetrabile quello della morte ad ogni età, in ogni condizione, in tutte le circostanze.

Don Giacomo Zanghi, era un volto caro, familiare, tutto caratteristico per Alassio. Specialmente per quella parte della città che si sente salesiana.

Alassio ha goduto delle sue primizie apostoliche: qui nel 1934 Don Giacomo dopo il corso filosofico di Foglizzo (1931­33), fece le sue prime esperienze di educatore come tirocinante.

Ma soprattutto agli alassini offri le sue primizie sacerdotali dal 1940 al 1946, come direttore dell’oratorio e come consigliere del ginnasio. I suoi legami con l’oratorio sono sempre stati forti: lo abbiamo visto fin quasi agli ultimi giorni fare dalla portineria la sua capatina all’oratorio a prendere il caffè ed immergersi nell’ambiente che sentiva suo.

Con piacere e con nostalgia rievocava spesso gli anni dell’oratorio, le molteplici attività, la produzione delle popolarissime operette.

Il ricordo di Don Zanghi giovane, esuberante, talora anche benevolmente mordace, prontissimo alla battuta, e ancora nitido nella mente di molti.

Ricco di umorismo, capace d’incontro e di dialogo, sia con i giovani che con i confratelli, rivelo anche doti non comuni per la musica, sia come pianista e organista, che come compositore.

Vallecrosia, Collesalvetti, Livorno lo accolsero, anche se per periodi piuttosto brevi, come catechista, come consigliere e naturalmente come insegnante.

Una casa salesiana a cui si sentiva ancora molto legato e che ricordava spesso era quella di Varazze in cui fu per un anno consigliere e per 6 anni, dal 1960 al 1966, direttore. Anche se genovese di adozione (a Genova fece le Scuole elementari presso l’Albergo del Fanciullo, tenuto dalle Figlie di Maria Ausiliatrice), Don Giacomo era figlio della Sicilia, dove era nato a Torre Faro di Messina il 1°Aprile1915. Dalla sua

Terra e dalla sua discendenza trasse certamente quella esuberanza e vivacità di pensiero e di parola che gli furono peculiari fino quasi alla fine.

Dopo l’esperienza di responsabilità come direttore di Varazze, ritorno qui ad Alassio nel 1966 e qui e rimasto fin quasi alla vigilia della sua morte, sopravvenuta in seguito ad un intervento di dialisi che i medici avevano ritenuto necessario a causa di un grave blocco renale.

Ricordava volentieri i suoi ragazzi, i suoi ex allievi che in 25 anni lo avevano avuto come catechista, come preside nella scuola media Don Bosco e come preside, il suo ultimo posto di responsabilità, presso la scuola media gestita da una cooperativa di genitori cattolici presso le suore di S. Vincenzo. Ricordiamo Don Giacomo, sacerdote e figlio di Don Bosco fino alla fine, non per una vuota e formale commemorazione, ma nell’ambito della celebrazione dell’Eucarestia. Ci hanno condotto qui, l’amicizia, la stima, la fraternità, la riconoscenza, i legami di sangue, ma soprattutto la fede nel Cristo in cui contempliamo il mistero della morte. E il nostro sguardo non può non allargarsi ed abbracciare per un istante questa grande e piccola terra, segnata dal mistero del dolore e della morte.

Per tutto questo crediamo nella risurrezione di Gesù e, in essa, alla risurrezione di Don Giacomo.

Liberato dal peso di un corpo sofferente, corri ora per i sentieri del cielo a cantare e suonare le melodie eterne di Dio. La tua morte e un mistero di dolore e d’abbandono, ma siamo certi che al di là del mistero, al di là del velo, che tutto tiene celato, si svela una realtà incontenibile d’amore e di vita.