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Don Giorgio ci ha lasciato a 80 anni improvvisamente e nel silenzio, dopo una breve malattia. Nonostante gli anni “pareva un ragazzino e non perché andava a ballare o faceva il giovanotto cercando di ingannare il tempo e di preservarsi in una vita lunga; la sua giovinezza era data dalla passione che ha messo in tutto ciò che faceva” (dall’omelia funebre dell’Ispettore).

Don Giorgio nasce a Genova il 31 luglio 1940 da Vitaliano e da Antonietta Medda in una famiglia numerosa e muore ad Alassio l’8 ottobre 2020.

La vocazione ed il percorso formativo

A 9 anni Giorgio frequenta il Gruppo di Azione Cattolica parrocchiale e l’Oratorio di Sampierdarena. A 15 anni diventa aspirante salesiano. L’Ispettore don Stefano Aspettati (dalla cui omelia stralciamo queste note) riporta una frase del giovane Giorgio: “Già facevo qualcosa per gli altri nell’Azione Cattolica e nell’Oratorio, ma ho compreso che se voglio davvero fare del bene a me e agli altri è necessario che io dedichi interamente la mia vita al servizio del Signore con la consacrazione al Sacerdozio”.

Con queste intenzioni chiede di essere ammesso al Noviziato di Pietrasanta (LU), che conclude con la professione religiosa emessa il 16 agosto del 1958. Porta a termine gli studi lia Roma S. Callisto e subito dopo viene mandato a Livorno come tirocinante. Dal 1962 al 1966 completa gli studi teologici a Torino Crocetta e scende a Roma UPS per conseguire la licenza in Teologia. Il 5 marzo 1966 viene ordinato sacerdote a Roma don Bosco. L’obbedienza lo destina a Livorno come catechista ed animatore del Convitto dei giovani della scuola superiore e successivamente diventa direttore dell’Opera. Nel frattempo, impiega le sue energie intellettuali per conseguire la laurea in Pedagogia e l’abilitazione all’insegnamento in Lettere, Filosofia e Scienze Umane all’Università di Genova nel 1979.

Per le sue qualità di intelligenza pratica e manageriale nel 1981 i Superiori Maggiori gli affidano l’onore e l’onere di rilanciare la SEI di Torino, ove rimane per 11 anni fino al 1992. Dopo un anno sabbatico a Sampierdarena, svolge un triennio da direttore ad Alassio a cui segue la nomina di Ispettore dell’Ispettoria Ligure-Toscana nel 1996. Terminato il sessennio da Ispettore, riceve un secondo mandato come direttore ad Alassio, che porterà a termine dopo 9 anni fino al 2011. Da qui a Frascati Villa Sora come direttore per tre anni. Dal 2014 al 2020 adempie il suo ultimo sessennio di direttorato a Perugia. A 80 anni forse pensava ad un incarico più leggero; invece, accetta di fare per la terza volta il direttore ad Alassio, Opera grande e complessa con i suoi punti di forza e di criticità. Il 25 settembre viene ricoverato all’ospedale di Savona, ma a causa del Covid-19 si aggrava progressivamente ed il giorno 8 ottobre muore.

Ho appreso con profondo dolore la notizia della morte di don Giorgio, anche se annunciata dai bollettini medici che Roberto Lionelli ci inviava quasi ogni giorno.

Per me è stato più che un fratello carissimo. Ho condiviso con lui, ispettore, 4 anni bellissimi come Parroco a Pisa e 2 a Firenze Istituto dove lui mi chiamò per la necessità di un salesiano docente e vicepreside al liceo scientifico. Nei 3 anni di Consigliere ispettoriale ho potuto apprezzare la sua intelligenza lungimirante, la sua saggezza delicata nei confronti dei singoli confratelli, soprattutto di quelli in particolari difficoltà, la sua fedeltà forte e serena al carisma salesiano, la sua umanità trasparente anche se nelle conversazioni era di poche parole, quelle essenziali. Lo ringrazio per essermi stato amico e guida negli anni vissuti insieme.

Tante testimonianze su don Giorgio hanno messo in risalto l’intelligenza, la saggezza, l’equilibrio, lo zelo, la convinzione. Era convinto che bisognava migliorare, incoraggiare, spingere, proporre, agire quando si trattava di intervenire nel settore Scuola, a cui ha tanto creduto e per cui ha speso buona parte del suo “tempo”. Proprio l’impiego del tempo hanno messo in luce alcune testimonianze, come uno dei tratti originali e caratteristici di don Giorgio.

Chi ha tempo non aspetti tempo.

Dall’omelia dell’Ispettore don Stefano Aspettati

“Quando pochi mesi fa gli ho comunicato la mia decisione di rimandarlo ad Alassio e gli ho chiesto se se la fosse sentita di andarci come direttore, all’inizio mi ha detto: “e perché no!? Alassio è casa mia!”; poi dopo qualche giorno: “senti, dimmi, ma non ti sembro un po’ incosciente ad accettare una sfida del genere?”.  Ma la sua non era paura, era anzi l’entusiasmo di uno che si sentiva un ragazzino, che sapeva che poteva dare un contributo importante e che avrebbe voluto ancora spaccare il mondo.

Alla fine di luglio, durante il periodo di riposo che sempre trascorreva qui, sapendo che stavolta avrebbe dovuto rimanere, già mi aveva presentato una lettera di tre pagine con il suo “piano di attacco”.

Don Giorgio era così. “Chi ha tempo non aspetti tempo” poteva essere uno dei suoi motti. Diverse sottolineature che sono arrivate in queste ore evidenziano proprio questo suo aspetto: la fretta. Il suo sbirciare continuamente l’orologio metteva sul “chi va là” chi collaborava con lui. Eppure, non era un superficiale o un semplice stakanovista: era una persona pragmatica, concreta che sapeva però prendersi tempi di riposo, sapeva godere delle cose della vita e sapeva farlo con i confratelli”.

Anche don Gino Berto, direttore dell’Istituto Salesiano Pio XI, sottolinea il “tempo” di don Giorgio:

“Don Giorgio era una persona che è vissuta sempre di corsa, sembrava che gli scappasse il tempo, lo voleva riempire intensamente e lo faceva con passione encomiabile e viva intelligenza.

Così anche la sua partenza per il Cielo ci ha sorpreso, quasi a dirci ho fretta di raggiungere il Signore.

L’ambiente che ha riempito la sua vita è stata la scuola, ma anche il campo di Marassi, soprattutto quando la Sampdoria vinceva; sì, questo gli permetteva di acquisire energie per vivere con gioia l’esperienza scolastica.

Un giorno gli ho chiesto: “Come mai don Giorgio sei così fedele agli appuntamenti della Samp?”.

Con schiettezza mi ha risposto: “Per me è igiene mentale”.

Sì, la scuola e lo sport l’hanno coinvolto impegnando le sue energie. Le sue doti gli hanno permesso di guidare con evidente efficacia e con risultati positivi le scuole a lui affidate. Il suo passo sempre rapido sembrava dirci che non c’è tempo da perdere, perché un traguardo importante ci attende: compiere la volontà di Dio nell’ambiente scolastico offrendo qualità educativa e culturale a tutti i giovani che incontriamo.

Lo sport l’ha appassionato anche nel ruolo di pubblicista per la nostra rivista Dimensioni Nuove, ma anche come cappellano del Torino nei suoi anni torinesi”.

Ancoradon Stefano Aspettati: scrisse nella presentazione alla sua nuova-vecchia comunità di Alassio facendo suo il motto di don Bosco: “Nelle cose che tornano a vantaggio della gioventù, io corro avanti sino alla temerità”.

La fretta diventava per lui una “corsa” nel senso paolino del termine. Nella messa esequiale abbiamo proprio proclamato e meditato questa parola di san Paolo, suggerita da don Gino Berto che ben si addice a lui: “Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la corsa, ho conservato la fede”.

Tante e grandi le passioni di don Giorgio

Dall’omelia dell’Ispettore:

“La passione per i giovani e la capacità di rinnovarsi. E questo non per quel “giovanilismo” che sempre più spesso questa società vive come paura di invecchiare e come paura del futuro. In don Bosco, e in don Giorgio suo discepolo, era invece la voglia di continuare a leggere i “segni dei tempi”, ossia le comunicazioni di Dio per noi nelle mutevoli condizioni della gioventù. La vita di don Giorgio è stata quindi un alternarsi di ruoli e situazioni. Un esempio su tutti: alla tenera età di 74 anni accetta l’obbedienza di Perugia e si getta per la prima volta in vita sua nell’avventura della formazione professionale, un’avventura tutt’altro che semplice, specie in Umbria. Studia le carte, i documenti e in breve tempo diventa il paladino dei giovani più poveri della formazione professionale, ponendosi interlocutore autorevole sia dal punto di vista istituzionale che salesiano.

Le passioni di don Giorgio erano tante, l’arte, la natura (pensiamo soprattutto al sole, al mare) la cultura, specialmente il giornalismo. Mi piace ricordare che proprio mentre stiamo celebrando il suo funerale ad Assisi viene beatificato Carlo Acutis, che ricorda appunto due delle passioni di don Giorgio: i giovani (Carlo è morto a 15 anni) e la comunicazione sociale (Carlo ne era un amante).

Una passione del tutto speciale era quella per la Sampdoria. Non dovrebbe trovare posto in una omelia il riferimento calcistico, eppure se non lo facessi, tradirei una parte di don Giorgio.

Pensiamo allo storico scudetto del 1991, alle visite ispettoriali “stranamente” coincidenti con il calendario della Samp, il transistor all’orecchio… sono delle immagini che chi lo ha conosciuto conserva con un sorriso. Ma questa passione che qualcuno forse trovava scandalosa e fanatica, in realtà – come ha giustamente notato qualche confratello – era vissuta alla luce del sole, ne accettava le prese in giro e, seppure apparentemente difficile da conciliare con la sua immagine pacata, acculturata e signorile, contribuiva a rendere un quadro di lui ancora più umano e diventava anche un’occasione di sdrammatizzare preoccupazioni e tensioni. L’ultima volta che ho visto don Giorgio, alla fine di una giornata intensa di festeggiamenti per il 150esimo dell’opera di Alassio, non l’ho neanche salutato perché alla notizia che c’erano dei problemi sul collegamento televisivo di Juventus-Sampdoria, preoccupato di non riuscire a vederla, si è volatilizzato. Non me la sono presa e non ho rammarico neanche adesso. Lui era così. L’ultima partita di campionato la sua Sampdoria è andata a vincerla sul campo della mia Fiorentina. L’ho pensato come un omaggio a lui e un incoraggiamento, non sapevo che fosse la partita di saluto.  

Metaforicamente parlando adesso don Giorgio ha finito la sua partita ed è rientrato negli spogliatoi. Vinto o perso, con la gioia di chi ha dato davvero tutto fino alla fine, con don Bosco: “fino all’ultimo mio respiro per i miei poveri giovani”.

Una ricca testimonianza ha dedicato a questo tema Mons. Alberto Lorenzelli, Vescovo ausiliare di Santiago del Cile e Vicario per il Clero:

“Don Giorgio è stato sempre un uomo che ha messo passione in tutto quello che ha fatto, una passione che lo coinvolgeva fisicamente, intellettualmente e spiritualmente.

Passione nei suoi anni a Livorno, quando insieme ai giovani del Convitto, iniziarono il Progetto della Cogestione. Con quanto entusiasmo ne parlava, con quanto fervore lo portò avanti nel desiderio di rendere i giovani protagonisti, partecipativi e responsabili.

Passione nella SEI, quando fu chiamato a svolgere il delicato compito come Direttore editoriale. Si preoccupò di lanciare nuovi testi per la scuola, saggi e letteratura. Consultava giovani, docenti ed esperti, per dare qualità all’offerta culturale e formativa degli studenti.

Passione come Direttore della Casa di Alassio, Villa Sora e Perugia. In tutto non si è mai risparmiato nell’attenzione ai confratelli, in particolare agli anziani e ai giovani. Era presenza nella comunità e punto di riferimento. Sebbene il ruolo di Direttore esigeva molto da lui, volle sempre fare scuola, stare in mezzo ai suoi ragazzi, preoccuparsi di loro.

Passione come Ispettore della Ispettoria Ligure-Toscana. Fu diretto e trasparente nei dialoghi con i confratelli. Talvolta dava l’idea di essere un po’ ingenuo quando proiettava il futuro che non sempre corrispondeva alla realtà. Ma nel suo cuore lo animava l’entusiasmo, il desiderio di cambiare, progettare, aprire opere. Guardava con speranza l’aumento delle vocazioni e per questo con insistenza scrisse a tutti gli Ispettori del mondo per chiedere giovani salesiani, che anche per un breve tempo potessero lavorare in mezzo ai nostri giovani.

L’entusiasmo, con cui sapeva condire le sue proposte e le sue scelte, sia con i confratelli che con i giovani, si rivelava autentico, grazie ad un “candore di fanciullo”, che lo caratterizzava e agevolava il reciproco approfondirsi dell’amicizia. Anche nell’affrontare certe situazioni imbrogliate, dinanzi alle quali lo ponevano i suoi alti incarichi, non risulta ricorresse a funambolismi da consumato diplomatico; molto probabilmente non ne sarebbe stato capace. Si immergeva nella riflessione, e coraggiosamente prendeva le decisioni opportune.

Passione per la scuola, non solo come insegnante. Ha voluto progettare e offrire nuovi indirizzi, promosse borse di studio per gli studenti con meno risorse. In maniera instancabile andava nelle scuole statali e a quelle paritarie a presentare l’offerta formativa della scuola salesiana e far conoscere l’Istituto per ottenere nuove iscrizioni. Lottò fortemente per l’applicazione piena della legge della Parità scolastica parlando con autorità regionali, deputati e senatori, scrisse dappertutto perché si arrivasse al pieno riconoscimento dei diritti della scuola cattolica e la libertà delle famiglie di scegliere la scuola per i loro figli.

Passione salesiana. Fu un autentico salesiano. Tutto per i suoi ragazzi. Attento alle loro difficoltà, pronto ad ascoltare e cercare di essere vicini ai loro problemi, angosce e speranze. Sapeva dialogare con loro e partecipare alle loro gioie e a giustificare le loro mancanze giovanili. Sempre manifestò che gli costava ottenere la disciplina, ma l’affetto per loro e la sua vicinanza generavano rispetto e accoglienza. Fu un autentico salesiano, nella sua testimonianza evangelica, nella vita comunitaria, nella disponibilità a svolgere ogni mansione che gli veniva richiesta, nella dedizione generosa per stare con i giovani ed esprimere loro la paternità tipica del cuore di Don Bosco.

Passione per la sua Sampdoria. Era ammirabile vedere come si sottoponeva a viaggi estenuanti per seguire la sua squadra del cuore. Persino il calendario delle Visite ispettoriali e gli Incontri della CISI si adattavano in funzione delle partite e trasferte della Sampdoria. Conosceva tutto, dirigenti e giocatori. Gianluca Vialli, Roberto Mancini, Vujadin Boskov, l’allenatore dello scudetto, furono intervistati da lui per pubblicare sulle riviste salesiane, interviste ricche di particolari, col fine di far amare ad altri la sua squadra. Aveva un animo giovanile, direi quasi di bambino, che gioiva per le vittorie e soffriva per le sconfitte dei blucerchiati.

Era una persona capace di delegare, di dare fiducia, di non apparire, pur essendo straordinariamente presente. L’umiltà e la sua passione per i poveri era costante, anche se non così evidente. Mi piace ricordare un episodio non noto a molti: quando don Giorgio finì la sua esperienza alla SEI, esperienza ricca ma anche per lui molto dolorosa, andò a chiedere a don Gigi Zoppi la possibilità di dare una mano alla sua comunità di Tre Ponti a Livorno, al servizio degli ultimi. L’obbedienza lo portò altrove come sappiamo, ma questa passione nel cuore rimase sempre”.

Profondamente uomo, salesiano doc

Le qualità umane di saggezza, cordialità, intelligenza viva, bontà e semplicità e la passione educativa per i giovani, l’attenzione ai confratelli, visione ottimistica di ogni comunità, la fedeltà al carisma di don Bosco, il coraggio della fede… si evincono chiaramente dalle testimonianze sincere e dai ricordi dei confratelli e dei laici collaboratori, che riporto qui di seguito.

Don Alberto Rinaldini della comunità di Sampierdarena (da sempre!)

Caro don Giorgio,

dalla finestra del quarto piano volgendomi ad oriente quante volte incrocio quel balcone ricolmo di verde dell’ultimo piano del palazzo che da via Don Bosco guarda via Rolando. Mi dicevi che là eri nato e vissuto con tuo papà medico. Ci sono ancora ciuffi di verde …

Ti conobbi giovane dell’Oratorio di Sampierdarena quando ero tirocinante. Venivi a trovare il tuo confessore e direttore spirituale Don Ron. Negli anni Settanta dopo la tua esperienza alla SEI soggiornasti a Sampierdarena per un anno.

Poi sei stato ispettore con sede a Sampierdarena. Alla fine del sessennio chiedesti all’assemblea dei confratelli, radunata a La Spezia, di suggerire il nome del confratello da indicare come tuo successore. Fu l’unica volta che i confratelli sono stati interpellati pubblicamente nella indicazione dell’ispettore. Una “partecipazione” che sapeva dello spirito sessantottino? Un ritorno di quella tua esperienza di “partecipazione” che avevi messo in piedi con i giovani nel Convitto di Livorno?

Nell’Assemblea di La Spezia – ricordo – mi alzai e feci due nomi: don Alberto Lorenzelli e don Gianni D’Alessandro … i due direttori che avevano riunito le due Comunità di Sampierdarena. Don Gianni restò solo parroco e don Alberto unico direttore. La divisione era frutto dell’aria del ‘68 che spingeva sulla via delle piccole comunità. Ma tutti i confratelli di Sampierdarena erano contrari alla divisione. Anche i più sensibili alle novità. Quella divisione era una “retro novità”, mi perdonino i due responsabili che convinsero l’ispettore di allora, don Giovanni Raineri.

Ho ricordato l’aria di freschezza che don Giorgio ha respirato e regalato in tutta la sua lunga vita di direttore prima e dopo l’esperienza di ispettore. Freschezza che si traduceva in creatività e nel saper guardare lontano … Fino al terzo ritorno come direttore ad Alassio a 80 anni di età, capace di celebrare i 150 anni dell’Opera Salesiana con fantasia e creatività di un giovane.

Su quella terrazza all’ultimo piano ad angolo tra via don Bosco e via Rolando … ti rivedo ora con i tuoi e con Don Bosco”.

Sig. Paolo Evelli, salesiano della Ex Ispettoria Ligure-Toscana, ora nella comunità di San Callisto

“Ho conosciuto bene Don Giorgio specie nel sessennio del suo mandato di Ispettore della ILT. Lavorando con lui ho potuto apprezzare le sue doti personali e le sue capacità di animazione ma soprattutto la sua intelligenza ricca e vivace. Nello stesso tempo ho scoperto un uomo dal cuore grande che dimostrava nell’accompagnamento dei confratelli, cui sapeva rapportarsi con assoluta prudenza e cordialità e con delicatezza nel tratto, senza formalismi ma con franchezza semplice e schietta.

Sua caratteristica distintiva l’amore per la scuola e l’impegno culturale che lo trovava sempre in prima linea e che gli permetteva di guardare al futuro con speranza e fiducia.

Il tratto della sua personalità che più mi ha colpito, oltre la capacità relazionale e l’acuta intelligenza, lo dimostrano i numerosi incarichi di responsabilità che gli sono stati affidati; era il suo temperamento aperto e l’ottimismo che lo portavano sempre all’incoraggiamento. Sapeva incoraggiare e trasmettere sicurezza con uno sguardo sereno al domani, frutto della sua competenza e saggezza.

Ma il valore umano di Don Giorgio l’ho scoperto nell’attenzione che ha sempre dimostrato nei confronti miei e della mia famiglia, disposto persino a convocare una riunione di condominio del mio palazzo per venire incontro ad una esigenza tecnica dei miei genitori anziani, proponendosi a garante, anche economico, dei loro interessi. Grazie Don Giorgio, queste sono attenzioni che non si dimenticano”.

Mons. Alberto Lorenzelli, Vescovo ausiliare di Santiago del Cile e Vicario per il Clero:

“Quando appena la notizia della morte di Don Giorgio si è diffusa, intensa è stata la mia commozione, soprattutto perché ho avuto la fortuna di conoscerlo, frequentarlo, apprezzando la ricchezza della sua personalità profondamente umana, l’intelligenza e la sua convinta vita salesiana. Più che perdere un amico, ho provato il senso di perdere uno di famiglia. Unito nella preghiera di ringraziamento per il dono della sua vita, della sua vocazione, del suo generoso servizio come salesiano, celebrando l’Eucaristia in suffragio della sua anima, l’ho affidato all’amore misericordioso di Dio e a Maria Ausiliatrice, affinché lo presenti al Padre e lo introduca nel giardino celeste salesiano.

Meriterebbe ricordare molte cose in più del carissimo Don Giorgio. Fu per me un vero amico, ci si consigliava a vicenda. Abbiamo condiviso tante cose insieme, l’ho sentito vicino quando dovetti succedergli come Ispettore. In certe situazioni difficili si faceva presente per darmi coraggio e farmi sentire la vicinanza paterna e fraterna. Ho visto le sue lacrime quando fui nominato Ispettore del Cile. Nel suo abbraccio di saluto ho sentito che mi voleva bene e anch’io gliene ho voluto. Molto spesso durante la mia permanenza in Cile non mi ha fatto mancare il suo saluto, il suo messaggio e raccontarmi i progetti che portava avanti nelle sue nuove comunità. Mi scrisse con molta gioia il suo ritorno ad Alassio: “Torno a casa”. Io penso che la grande eredità che raccogliamo da don Giorgio, è la fede, l’amore, la fiducia nel Signore, il coraggio di spendersi. Caro Don Giorgio avrei voluto essere presente per darti il mio fraterno ultimo saluto. Ma da lontano ho pregato perché ti liberassi di questo virus e ho offerto la mia preghiera per il tuo eterno riposo. Il progetto di Dio era un altro. Ci vedremo in Paradiso. Il contagio di questo virus ti ha tolto la vita, ma tu ci hai contagiati di passione in tutto quello che hai fatto”.

Don Gaetano Romano incardinato nella diocesi di Perugia

“Davvero sono dispiaciuto e non lo dico per dire. Una persona di cui mi ha molto colpito l’umanità. A me ha sempre dimostrato grande vicinanza e sperava che io rientrassi in congregazione. Un uomo semplice, molto concreto, amante dei giovani poveri. In qualunque occasione qui a Perugia parlava di loro e della formazione professionale. Abbiamo pregato tanto in diverse comunità di Perugia e tanti sacerdoti qui lo ricordano tanto caramente. Un salesiano al 100%”.

Don Maurizio Verlezza, ex direttore di Sampierdarena, ora nella comunità di Genzano

“Ho avuto la gioia di conoscere personalmente don Giorgio anche per il suo amore che aveva per Genova e per la sua famiglia. Di lui ho sempre ammirato il tifo che faceva per tutti i confratelli della sua comunità che sapeva valorizzare in modo tutto speciale. Non ho mai sentito una parola negativa. Sempre ottimista e dinamico nella sua voglia di raggiungere il massimo con le sole forze che aveva da mettere in campo”.

Don Daniele Pusti Vicario della comunità Roma Gerini

“Oltre alle battute scontate sulla Samp ricordo don Giorgio, all’inizio della mia vita salesiana a metà degli anni 70, quando lui era giovane coraggioso direttore del convitto di Livorno dove aveva lanciato con altri giovani Salesiani l’esperienza della Cogestione per i ragazzi del pensionato che venivano da ogni parte della Toscana del versante tirrenico, dall’Elba e dalle altre isole. Era stata un’esperienza profetica, vorrei dire anche trasgressiva e don Giorgio era stato accusato di essere un estremista di sinistra, però aveva realizzato con i ragazzi un’esperienza particolare intensa e interessante di vita di famiglia, di corresponsabilità di gestione laicale anzi tempo in un certo modo. Questo è il ricordo particolarissimo che ho oltre all’attenzione, all’affetto, all’amicizia che ci ha legati sempre nonostante non lo abbia mai avuto come confratello o direttore, ma soltanto un sessennio come ispettore”.

Don Enrico Cassanelli, Vicario della comunità di Macerata

“Il primo ricordo che ho di don Giorgio è legato ad una data quella del 27 ottobre 1980.  Era direttore dell’Opera di Livorno e veniva in quel giorno ad accompagnare Francesco Susini per iniziare il cammino salesiano nel Noviziato di Monteoliveto.  Aveva un aspetto così giovanile che ero incerto, non conoscendolo, se il novizio fosse Francesco oppure lui.

Il secondo ricordo è legato al periodo di studi di teologia presso l’Istituto Teologico della Crocetta.  In quel tempo don Giorgio era a Torino come direttore editoriale della SEI e in un paio di occasioni invitò noi chierici della sua Ispettoria di appartenenza, ossia quella ligure Toscana, a delle belle cene in cui davanti a delle buone pietanze ricordavamo con gioia le nostre origini ispettoriali. Don Giorgio ha dimostrato sempre una particolare attenzione verso i giovani confratelli e credo che questo sia uno dei suoi tratti distintivi che più ricordo con affetto.

A Genova Quarto. L’idea iniziale era quella di ristrutturare la ex abitazione delle figlie di Maria Ausiliatrice per realizzare una ‘casa famiglia’ per minori in difficoltà. Una volta giunto a Genova mi informai presso alcuni Enti che lavoravano in questo settore e compresi che, in città, c’era un’abbondanza di offerta in questo settore. Grazie alle indicazioni e ai suggerimenti di Monsignor Tubino, allora responsabile della Caritas, nacque un gruppo di lavoro per lanciare un progetto di animazione sociale in favore del quartiere di Quarto Alto sorto recentemente sulla collina alle spalle del nostro Istituto. Presentai a don Giorgio questa idea, molto differente da quella iniziale, e lui, una persona amante delle novità e delle sperimentazioni, l’accolse con entusiasmo. Il progetto partì nel 1997 ed oggi è ancora attivo con esiti felici a vantaggio della popolazione. Ricordo dunque con tanto affetto e gratitudine don Giorgio, perché è stato un confratello che mi ha dato fiducia nell’intraprendere un percorso che, in quel tempo, per noi salesiani era davvero un’esperienza nuova”.

Don Leonardo Mancini, ex Ispettore ICC, attualmente Ispettore dell’ICP

“Don Giorgio è stato un salesiano di grande intelligenza e passione educativa, capace di riformularsi di fronte a nuove sfide a vantaggio dei ragazzi anche in età avanzata”.

Don Francesco Cereda, ex Vicario Generale della Congregazione, attualmente Parroco a Sesto S. Giovanni

“Anch’io ricordo con tanto affetto e stima Don Giorgio. Un gran salesiano, pieno di iniziativa e di attività apostolica, con un bel carattere capace di relazionare con tutti. Un gran bel salesiano”.

Don Gianni D’Alessandro, vicario della comunità di Scandicci

“Nella morte di don Giorgio vivo tutta la cattiveria del Covid: non doveva portarcelo via, proprio ora che, tornato come direttore ad Alassio, si era presentato alla comunità e ai giovani con parole di speranza e di coraggio. Poi aveva vissuto la gioia dei 150 anni di gloriosa presenza salesiana ad Alassio, e aveva curato gli ultimi momenti di un altro caro confratello, don Tarcisio. Gli anni c’erano, ma non gli pesavano, perché aveva la collaborazione e l’affetto di confratelli e collaboratori laici.

Per me con don Giorgio è morto un fratello (un altro!) al quale ero legato da 65 anni, assai diversi tra noi, ma sempre uniti. Ritrovarsi era un piacere, perché abbiamo camminato insieme, anche per l’animazione dell’Ispettoria e i tanti incontri di gruppo di noi “vecchi amici, sdb e compagni che poi avevano scelto un’altra strada”. Giorgio era molto legato a una frase che negli anni ha ricordato più volte: “Signore, è così grande il tuo mare e così piccola la mia barca!” A conclusione del percorso di formazione, sul ricordino della sua Ordinazione sacerdotale aveva scelto quelle parole, consapevole della grandezza della missione a cui Dio lo aveva chiamato e anche dei propri limiti. L’ha voluta ancora per il suo 50° di sacerdozio, pochi anni fa.

Il Signore gli aveva dato un’intelligenza vivissima, a tutti nota: entrava nelle situazioni con celerità e determinazione. Positivo, analizzava i problemi con autentica dote di sintesi e sobrietà di parole. Spesso geniale. Era un amicone, gioioso. Nei vari cambiamenti di comunità (da Livorno fino al suo ritorno ad Alassio) mi ha sempre colpito la sua visione ottimista.

Diceva con convinzione: “Questa è la casa più bella!”. Da Ispettore aveva buona capacità di ascolto, poi nelle conclusioni era determinato. Ho mandato la notizia ai miei amici, e ho ricevuto molti apprezzamenti su don Giorgio. Uno mi ha colpito in modo particolare: “lo ricordo come uomo mite”, ed è vero: discuteva anche animatamente, però sempre da persona mite, non di parte. Per la Sampdoria no: era di parte, come ogni buon tifoso.   Ma questa è un’altra parte della sua storia”.

Don Stefano Pastorino, direttore dell’Opera salesiana dell’Aquila

“Carissimo don Giorgio, nessuno di noi può sapere né il giorno né l’ora e anche te ci hai lasciati in un momento particolare della storia. Carissimo … ho sempre ammirato il tuo grande impegno per i ragazzi, la tua decisione nel proporre momenti di formazione culturale, di ricercare attraverso la cultura e la formazione il binomio fede e vita, anche quando sentivi il peso di coloro che non volevano impegnarsi non chiudevi loro la porta ma cercavi un dialogo costruttivo. Quanta preparazione mettevi per far sì che quei momenti di incontro fossero davvero speciali, quanta cura dedicavi nel dialogo aperto e sincero affinché nascesse un’autentica relazione. Il tuo grande impegno per la scuola in cui credevi fortemente e non ti sei mai risparmiato. Ricordo ad Alassio quando partivi, ancora buio e prendevi il treno da solo raggiungendo paesi sperduti per far conoscere durante l’open day la nostra scuola e a sera quando tornavi mi raccontavi del freddo e della neve. Tu ci credevi! Grazie per la premurosa attenzione che hai avuto con me, quando mi hai fatto rientrare dallo Studentato Teologico di Cremisan per la mia salute, dicendomi che avrei concluso in Italia gli studi e come ti sei prodigato affinché mi prendessero in un nostro istituto teologico. Infine, ricordo con simpatia quei momenti in cui ti allontanavi dalla comunità durante la cena chiedendomi, come tuo vicario, di concludere con la preghiera perché avevi un appuntamento con la tua grande passione, la Samp!!! Grazie don Giorgio per avermi guidato, sorretto e incoraggiato in tutti i momenti in cui ti ho avuto come direttore ad Alassio, poi ispettore e ancora direttore a Perugia. Ora ti immagino nell’abbraccio amoroso del Padre”.

Don Gino Berto, direttore dell’Istituto Salesiano Pio XI

Condivido qualche pensiero di una vita come caleidoscopio ricca di colori. Sono succeduto a don Giorgio e l’ho preceduto ad Alassio come direttore. Le nostre vite si sono incontrate e incrociate fino a condividere anche l’esperienza di consigliere ispettoriale nel sessennio del suo ispettorato. La parola della Scrittura che mi sembra espressiva della sua vita è quella di S. Paolo a Timoteo: “Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la corsa”. Sì, don Giorgio ha vissuto una vita di corsa, aveva fretta in ogni responsabilità che gli veniva affidata, in ogni compito che svolgeva, anche nella semplicità di andare allo stadio, era “igiene mentale”, per dare il meglio di sé nel quotidiano e poter realizzare il Regno di Dio.

Nell’Ispettoria Ligure-Toscana è stato un grande leader, stimato ed apprezzato, capace di innovazione, negli impegni di direttore come nella carica di Ispettore, nel ruolo di coordinatore dei Capitoli ispettoriali e nell’aprire strade possibili per calare nel miglior modo possibile il carisma salesiano: la cogestione nel pensionato scolastico di Livorno ne è un esempio”.

Don Max Civinini incaricato dell’Oratorio di Vasto

“Appena ricevuta la notizia della morte di Don Giorgio, la mia mente è salita in camera dove dormo, dove ad una parete è appesa una foto: la foto della mia prima professione salesiana a Valdocco. Ci sono io e ad accogliere il mio sì a Dio e a Don Bosco c’è don Giorgio. Don Giorgio è lui che mi ha accolto e accompagnato nella congregazione salesiana, fin dal primo momento quando, venendo a Prato a fare la visita ispettoriale, volle parlare anche con me che ero a fare il mio anno di “ripensamento” al seminario…. Volle parlarmi e mi fece la proposta che non mi aspettavo, ma che desideravo in cuor mio: “fatti salesiano!”. Don Giorgio ha sempre avuto affetto e stima nei miei confronti, anche nei momenti difficili della mia storia: si è sempre fidato di me, e anche di fronte alle mie difficoltà non si è mai scoraggiato e mi ha incoraggiato. Si è sempre fidato di me e questo lo sentivo nel mio cuore, che mi voleva davvero bene. L’ho sentito davvero come un buon padre. Oltre l’affetto e la fiducia, mi lega a lui anche l’amore per Genova Sampierdarena e per la Liguria. Affetto che sia lui che io ancora nutriamo. Forse lui anche di più, essendo grande tifoso della Sampdoria. Nella storia di ogni uomo ci sono moltissimi fatti da raccontare, ma è bello anche custodirli nel proprio cuore, perché gli affetti veri si custodiscono nel cuore. Grazie Don Giorgio per il bene che mi hai voluto e ancora dal cielo certamente mi vuoi. Grazie per il tuo esempio di salesiano!”.

Don Valerio Baresi, parroco della Basilica di M. Ausiliatrice di Pio XI

La notizia della morte di don Giorgio mi ha commosso. Sapevo della gravità della situazione, eppure mi ha colto di sorpresa. Don Giorgio era troppo forte, capace, astuto, leader… Prevedeva ogni cosa. Organizzava i minimi dettagli. Si prodigava fino al sacrificio. Tenace. Combattente. Riflessivo. Non poteva lasciarci così… Nemico della mediocrità. Vicino ad ogni confratello, soprattutto ai più giovani e a quelli più in difficoltà. Capace di regalare stima e fiducia in abbondanza. Pronto ad incoraggiare. Sempre! Allegro e ottimista, sapeva regalare gioia e ironia con la sua passione ‘sampdoriana’, fino a rasentare il fanatismo sportivo, per sdrammatizzare tensioni e paure. La sua generosità e la convinzione profonda dell’importanza della cultura, dell’educazione e della scuola, lo hanno portato ad accettare fino alla fine incarichi di responsabilità altamente impegnativi. Grazie caro Don Giorgio, ci hai mostrato il volto di un salesiano in maniche di camicia, amante della vita, della Comunità, della Famiglia Salesiana, del lavoro e della temperanza, dei giovani, di Dio. Grazie. Hai fatto goal”.

Don Giulio Anselmidocente al Liceo Classico Pio XI

“Non basterebbe un libro per dire tutto il bene che Don Giorgio mi ha voluto e che io ho voluto a lui. Da Sampierdarena, come ispettore, andava a SAVONA in ospedale a trovare mia mamma, a stare con lei per ore, a parlare con i medici, pur di far stare tranquillo me ad Alassio a fare scuola. Quante volte con la mia mamma ne abbiamo parlato: quanti avrebbero fatto come lui? Quando nel settembre del duemila, appena morto mio papà, la mamma tentò di togliersi la vita e fu portata in ospedale a Grosseto, ricordo che da ALASSIO mi accompagnarono lì e fu un momento terribile: accanto a lei ancora poco cosciente, misi in discussione anche me stesso: in quel momento un’infermiera venne in camera e mi disse che c’era una telefonata per me: era Don Giorgio: mi diceva che non solo non ero solo, ma che si sarebbe messo in viaggio di notte per essere al mattino presto a Grosseto insieme a me e alla mia mamma per decidere tutto il da farsi: in quel momento ritenni che veramente la presenza di Dio nella mia vita si chiamava Don Giorgio. Al mattino alle 4:45 era già vicino a me in ospedale: mi disse di non preoccuparmi di nulla: mia mamma sarebbe venuta in Liguria, prima a VARAZZE per le cure e poi con me, ad ALASSIO: e per vent’anni l’ho potuta assistere e ho potuto rimanere vicino a lei…Puoi immaginare quanto gli abbia voluto bene quando, come direttore, è stato lì per nove anni. Non potrò andare al funerale: Don GINO mi ha vivamente sconsigliato per il momento problematico che stiamo vivendo, ma vorrei che il mio ricordo di lui arrivasse, che arrivasse soprattutto alla comunità! dal cielo, tra le braccia del Padre, ci benedica”.

Don Abraham Kavalakatt della comunità di GE-Sampierdarena

“In questo momento del dolore per la morte del nostro caro Don Giorgio Colajacomo, scrivo per dire che sono commosso per la scomparsa del nostro grande confratello salesiano. Don Giorgio è stato un padre amorevole e lungimirante. Un sognatore, un organizzatore, un vero figlio di Don Bosco, un intelligente protagonista. Pensava e progettava sempre, cercava le cose che arricchivano l’Ispettoria e l’opera salesiana. Un vero visionario con capacità ad aprirsi alla novità del mondo tra cui una nuova visione alla mondialità per la Congregazione Salesiana. Ricordo come Superiore della Liguria Toscana (ILT), ha cercato le vocazioni per l’Ispettoria e aveva grande cura dei giovani confratelli. Ha avuto l’intuizione di chiedere collaborazioni tra le Ispettorie dall’Italia e dall’estero. Personalmente ricordo la sua richiesta agli Ispettori dell’India, del Vietnam e della Polonia per i chierici per fare Tirocinio in Italia. Una cosa impensabile e novità negli anni 1996. All’inizio hanno risposto Ispettorie di Chennai (Madras) e Bangalore. Ricordo l’affetto con cui Don Colajacomo ci ha ricevuti, ha preso cura dei chierici dall’estero e la loro formazione. È stato un’iniziativa sua che ha aperto la strada della Congregazione Salesiana al Progetto Europa, di cui ha fatto tesoro il dicastero per le missioni. Mi ha chiamato diverse volte a parlare della nuova esperienza vissuta nell’Ispettoria Ligure-Toscana e della vita e dei sentimenti dei confratelli stranieri. Non dimenticherò il gentile sorriso di Don Giorgio e la sua sensibilità umana che conquistava i cuori dei confratelli. Ricordo il calore del suo affetto e la sua capacità ad amare profondamente e la fiducia ad affidare ruoli di responsabilità anche ai confratelli stranieri. Ho avuto la possibilità di discutere, parlare e discernere con lui sul Progetto Comunità Internazionale di cui Don Giorgio è stato un Pioniere. Oggi il Rettor Maggiore parla spesso della comunità internazionale. Ho avuto la possibilità di parlargli quando lui è venuto qui a Genova un mese fa. Andava ad Alassio con gioia anche se gli piaceva venire qui a Sampierdarena per essere più vicino a sua sorella. Il Signore donerà l’eterno riposo a Lui, il premio preparato per i suoi eletti. Grazie di cuore carissimo Don Giorgio. Ho informato i tuoi amici dell’India della tua morte, puoi stare sicuro che sei vivo nei nostri cuori”.

Don Gigi Zoppi della comunità di Livorno

“Ho conosciuto Don Giorgio a Livorno nel 1961. Era al suo terzo anno di tirocinio come assistente di 160 convittori, studenti degli istituti superiori della città, provenienti da tutta la Toscana. Ricordo la stima e l’affetto che i giovani nutrivano per lui che era quasi loro coetaneo. Sapeva conquistarli col suo tratto gentile e rispettoso e la sua preparazione culturale, che lo rendeva sempre pronto a sostenerli nelle loro lezioni scolastiche, negli interessi giovanili e sportivi e nelle difficoltà della vita. E lo faceva con quello spirito salesiano che aveva già acquisito nel suo oratorio di Sampierdarena quando era giovane animatore. Spiccava già in lui quell’alto senso di responsabilità che lo preparava ad assumere compiti più alti nella Congregazione Salesiana. Erano gli anni del Concilio Vaticano II°, delle aperture al mondo ed ai suoi valori più alti, alla Chiesa dei poveri, al rinnovamento delle istituzioni e della pastorale. Ideali che egli viveva con entusiasmo e che testimoniò quando fu direttore e ispettore della Liguria e Toscana anche nei confronti delle nostre comunità di accoglienza dei giovani in difficoltà. Ricordo con commozione il giorno in cui, dopo il distacco sofferto dalla Editrice SEI di cui era direttore, venne a propormi la sua disponibilità a lavorare fra gli ammalati della casa famiglia di Tre Ponti. Ma l’obbedienza lo destinava a compiti istituzionali per i quali era più preparato. L’ultimo nostro felice incontro lo procurò l’anniversario della nostra ordinazione sacerdotale: cinquantesimo per Don Giorgio, sessantesimo per me. Celebrammo l’Eucarestia insieme a tanti nostri exallievi della più diversa provenienza: scuola, oratorio, mondialità dell’IMO e dell’OMG, casa famiglia e comunità di accoglienza. Insieme confrontammo le nostre singolari esperienze che erano servite per affrontare la vita con impegno e serenità come onesti cittadini e buoni cristiani”.

Don Giulivo Torri Vicario della comunità di Alassio

Don Giorgio ha ricevuto la più alta onorificenza della città di Alassio, cioè “L’Alassino d’oro”. È una medaglia che viene conferita ogni anno a pochissimi cittadini per essersi distinti per particolare impegno civile.

La nostra Comunità è rimasta un po’ sorpresa ma ha goduto moltissimo di questa particolare attenzione per don Giorgio.

È un segno evidente che il suo servizio alla città come salesiano è stato molto apprezzato dalle autorità di Alassio. Questo grande onore riservato al nostro illustre confratello defunto ci incoraggia a continuare a lavorare nel suo spirito. Durante la cerimonia della consegna della medaglia al sottoscritto sono state pronunciate parole molto belle e pertinenti sia per don Giorgio sia per tutta la Comunità salesiana che opera in Alassio da 150 anni”.

Andrea Fora, Consigliere Regionale dell’Umbria

“Ci eravamo promessi che avremmo festeggiato insieme l’approvazione della legge regionale sui centri di formazione professionale. E che saresti tornato a Perugia per condividere con tutti noi la grande gioia che mi hai manifestato per una legge attesa da 15 anni che hai fortemente voluto e per la quale hai tenacemente lottato. Tanto da convincermi che doveva essere il primo atto che avrei portato in Consiglio regionale da neoeletto consigliere. E alla fine ce l’abbiamo fatta a farla approvare. Il primo atto bipartisan approvato all’unanimità. La volevi per dare dignità ad un settore, quello dell’educazione e della formazione rivolto ai ragazzi, per cui hai speso tanti anni del tuo impegno sacerdotale.

La comunità salesiana e tutti gli umbri oggi perdono un grande uomo e una persona che ha guardato sempre con fiducia e speranza al futuro dei ragazzi. Il tuo impegno e quanto hai seminato nei tanti incontri preliminari all’approva-zione di quella legge sono certo che faranno germogliare ancora tante opere buone e positive per l’Umbria. E quella festa la faremo don Giorgio, e onoreremo la legge regionale in tuo nome per dare speranza e opportunità a tutti i ragazzi per cui hai speso la tua vita. Grazie dell’onore che mi hai concesso di poterti accompagnare in questa sfida”.

Lanfranco Papa, ex allievo salesiano di Perugia

“Con Don Giorgio ho vissuto 6 bellissimi anni di ESPERIENZA SALESIANA. Con lui ho condiviso tutte le azioni che hanno fatto tornare grande la MISSIONE di DON BOSCO a Perugia e la sua significatività e riconoscibilità tra i GIOVANI, tra le FAMIGLIE nelle ISTITUZIONI civili e religiose ed in tutto il TESSUTO UMANO e SOCIALE della città. Don Giorgio ha dato il massimo di se stesso. Non si è risparmiato. Ha affrontato il suo lavoro ed il suo apostolato con costante sereno impegno, con discrezione e con determinazione, rispettando e valorizzando le opinioni dei suoi più diretti collaboratori, me compreso, mettendo sempre al primo posto il Progetto di Don Bosco a Perugia, operando con il conforto e con la piena collaborazione della Comunità Educativa Pastorale da lui fortemente voluta e sostenuta. È stato un grande Salesiano ed un grande Sacerdote. Non posso dimenticare che alla sua presenza mia moglie ed io abbiamo celebrato il nostro CINQUANTESIMO di Matrimonio, all’interno della Basilichetta di San Prospero, rinnovando le promesse matrimoniali fatte nello stesso luogo a LUGLIO del 1968. Ho seguito il decorso della malattia che lo ha colpito e giornalmente ho telefonato per avere notizie. Ho sperato che ce la facesse.

Purtroppo, così non è stato. È una grande perdita per me e per tutti. Dobbiamo però farci forza e reagire, testimoniando nei fatti e nelle azioni l’operato di Don Giorgio, non pensando a noi stessi, ma ai destinatari veri e finali del Carisma Salesiano che sono solo e soltanto i GIOVANI e specialmente quelli più bisognosi e più fragili. A Don Giorgio ho voluto bene. Egli ha voluto bene a me, come ha voluto bene ai tanti che a Perugia sono stati accanto a lui.

È stato un Padre e Maestro, a perfetta imitazione del nostro grande FONDATORE SAN GIOVANNI BOSCO. Pregherò e pregheremo sempre per la sua anima. Che Dio lo accolga in Paradiso tra i suoi eletti. Grazie a Don Giorgio, ai confratelli Salesiani che lo hanno preceduto ed ai confratelli Salesiani che oggi, come lui, spendono la loro vita totalmente per i GIOVANI”.

SSCC Spezia

“I salesiani cooperatori del centro Attilio Giordani della Spezia ringraziano il Signore per la presenza preziosa di don Giorgio tra noi. I più anziani lo ricordano ispettore e direttore, sempre disponibile al dialogo e dal tratto gentile con tutti. La lettera di saluto che ha

scritto appena tornato ad Alassio, alla luce di quanto avvenuto, è ora il suo saluto.  Ci colpì allora ed oggi ci pare il suo messaggio per noi salesiani tutti, il suo passaggio di testimone. Con grande fede e saggezza, ci esorta a non trascurare i segni dei tempi, ma a viverli alla luce della speranza, perché i giovani, che tanto ha amato, respirino la Speranza”. 

La personalità unica

Come conclusione non potevamo trovare parole più autentiche per tracciare il profilo di don Giorgio da lui stesso espresso in questo messaggio posto su Facebook. Risalta la sua passione per i giovani, la sua capacità di coinvolgere i genitori, il suo amore per la comunità salesiana, la sua stima per i docenti e la comunità educativa, la sua mentalità progettuale, la fiducia nel futuro, la sua radicale fedeltà a don Bosco, il suo orgoglio per la storia gloriosa della Casa di Alassio.

Don Giorgio su FB (11.09.20)

Cari genitori, carissimi ragazzi, il 14 noi cominciamo in presenza e in sicurezza. Mi presento: sono il nuovo direttore. Beh, proprio nuovo, no! Diciamo che sono il 29° direttore ma anche il 24° e il 26°. Ho voglia di ascoltare e capire quanto sta maturando in questo ambiente che amo. Mi metto a disposizione nell’ufficio che sarà sempre accessibile. La relazione per Don Bosco è ciò che conta. Con onestà e chiarezza costruiamo rapporti.

Ho piena fiducia nella comunità salesiana chiamata a testimoniare lo spirito di Don Bosco, nel Preside che so sinceramente amico e in tutti voi che con vari ruoli collaborate con dedizione a favore dei giovani che sono la ragione ed il senso del nostro impegno educativo. Viviamo un momento sociale non facile: la pandemia e la crisi economica, la fragilità che sperimentiamo ogni giorno, un senso di paura, di angoscia talvolta, l’incertezza sul futuro. I nostri giovani ne risentono. Non possiamo impostare l’anno come se non ci fosse il Covid. Un imperativo per noi quindi: ascoltare i ragazzi ed essere per loro persone di speranza, costruirla, mostrarla con la nostra serenità e determinazione. Io stesso chiamerò i giovani di quinta per un primo colloquio, per dire questa disponibilità e chiedere la loro corresponsabilità. Cerchiamo di essere fonti di energia contenta, allegra. Il Sorriso di Don Bosco è già mezza la sua pedagogia, diceva uno dei primi salesiani. E noi ne siamo eredi, alla vigilia ormai dell’anniversario di fondazione di questa casa, la prima fondata dal Santo fuori dal Piemonte. Celebreremo l’anniversario non come rievocazione del passato ma come 150 anni di futuro. Avrà almeno tre momenti, il 20 settembre, attorno all’8 dicembre con un grande convegno/confronto sulla sfida educativa del post-Covid, la conclusione attorno al 31 gennaio con la presenza del Rettor Maggiore, Successore di Don Bosco. A gennaio il Bollettino Salesiano dedicherà un servizio. Ci ritroveremo quindi domenica 20 alle 17.30 nel cortile del parcheggio per la S. Messa del 150° presieduta dal Vicario del Rettor Maggiore e dall’Ispettore, con giochi, pranzo e cena, inaugurazione della lapide del Comune che ricorda di avere affidato a Don Bosco l’educazione dei giovani fin dal 1870. È motivo di orgoglio un anniversario del genere, sentiamo di appartenere ad una storia bella, fatta di tanti volti, di tanti incontri, di tante sfide.

Costruire la speranza: Don Bosco anche qui ci dice ‘non stiamo a gemere sul tempo che viviamo’. Nelle cose che tornano a vantaggio della gioventù, io corro avanti sino alla temerità”.

I ricordi

In appendice i ricordi lasciati al momento della partenza di don Giorgio da Perugia nell’estate del 2020.

PGS DON BOSCO

“Grazie Don Giorgio per lo zelo con cui hai portato avanti la tua missione in mezzo a noi. È stato bello incrociare i nostri cammini; che Don Bosco vegli sempre su di te e ti dia l’entusiasmo di continuare a spenderti per i giovani” (Nicola Titoli).

CASA DEL RAGAZZO” FOLIGNO

“Grazie don Giorgio per essere stato presente nel CFP di Foligno con i Formatori e tra i ragazzi, conoscendoli e ascoltandoli uno ad uno. Abbiamo molto apprezzato la forza, la caparbietà e la determinazione con cui ci hai aiutato nei nostri problemi e quando con un sorriso ci hai detto “bravi!” (Nicoletta Marongiu).

CFP PERUGIA

“Un affettuoso saluto ed uno speciale ringraziamento per come hai sempre trovato, nello spirito di Don Bosco, il tempo ed il modo per stare quotidianamente insieme ai nostri ragazzi, grazie per la tua attenzione e disponibilità nei confronti di tutti noi. Ti auguro di svolgere il tuo nuovo incarico con la stessa determinazione, tenacia e lungimiranza che ti contraddistinguono e che in questi anni abbiamo imparato ad apprezzare” (Attilio Prelati).

PICCOLA CASA DEL RAGAZZO” MARSCIANO

“Grazie per la perseveranza nel raggiungere gli obiettivi, per la vicinanza che hai dimostrato ai nostri allievi e per il sostegno che non hai fatto mai mancare ai tuoi collaboratori. Buona prosecuzione della missione che ti ha affidato Don Bosco!” (Federico Massinelli).

RESIDENZA UNIVERSITARIA

“Vorrei dedicare, a nome di tutti gli studenti, un grande abbraccio e un saluto altrettanto grande al nostro don Giorgio che per sei anni è stato insieme a noi come direttore, facendoci sentire sempre in famiglia, condividendo i saperi e le passioni e lasciando la porta del Collegio sempre aperta per noi dovunque fossimo andati” (Francesco Angelucci).

Vorrei ringraziare il direttore don Giorgio che mi ha sostenuto per gran parte della mia esperienza perugina e dalla quale ho ricevuto indicazioni e insegnamenti di vita” (Vito Tamborrino).

SALESIANI COOPERATORI

“Carissimo don Giorgio abbiamo avuto il grande dono di averla con noi e di apprezzarla per le sue doti di Salesiano ricco di equilibrio, efficienza efficace e discreta, profonda umanità. Noi Cooperatori La ringraziamo per il sostegno e l’attenzione che ha dedicato alla nostra associazione. Grati al Signore e a Don Bosco per averlo mandato fra noi, ora che ci lascia promettiamo di accompagnarla ogni giorno con il nostro affetto e la nostra preghiera; anche lei non si dimentichi di noi e restiamo uniti nel Signore, in Maria Ausiliatrice e in Don Bosco” (Mario Lanari).

EXALLIEVI

“Salutiamo don Giorgio con sincero affetto e tanta gratitudine per quello che ha fatto ed ora ci affida perché sia custodito e sviluppato. E’ arrivato 6 anni fa con discrezione, si è rapidamente inserito nella comunità di Perugia, ha preso visione dei problemi da affrontare ed ha lavorato con molta concretezza e determinazione per raggiungere obiettivi precisi. Ha saputo dialogare con tutti in modo essenziale e nel rispetto dei ruoli e delle opinioni personali. L’unione Exallievi esce rafforzata dal lavoro di don Giorgio. Noi gli auguriamo di continuare con lo stesso impegno e successo, anche se ne avvertiremo a lungo la sua mancanza. Grazie don Giorgio! “(Fausto Santeusanio).

COMUNITA’ SALESIANA

“Caro Giorgio, grazie per essere stato per noi, tuoi confratelli, un maestro saggio, un padre buono e un amico fedele” (don Wieslaw).

Quando si conoscono persone come don Giorgio Colajacomo diventa difficile poi scriverne senza cadere nella retorica. Si potrebbe dire tutto il bene del mondo con l’impressione di non aver detto abbastanza.

Caro don Giorgio, ti ringraziamo per la tua vita donata con amore e generosità alla Congregazione, ai confratelli, ai giovani, alla Famiglia Salesiana come “maestro saggio, padre buono e amico fedele”.

Con te ringraziamo l’Ausiliatrice e don Bosco che ti hanno accompagnato sempre ed ovunque e ti affidiamo alla Misericordia del Padre.

L’Aquila, 18 dicembre 2020