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“Nessuno muore sulla terra finché vive nel cuore di chi resta”

Quanto è mai vero questo celebre aforisma da quando don Ermanno è tornato alla Casa del Padre! II tempo non ha cancellato il ricordo, anzi lo ha reso indelebile nella me­ moria di amici e confratelli che continuano a testimoniare I ‘affetto e la riconoscenza.

Una vita variegata e movimentata, almeno negli spostamenti, quella di Don Ermanno, che cercheremo di ripercorrere brevemente.

Don Ermanno nasce a Novellara (RE) l’11 giugno 1938, da Gino e Marta Brachetti. Compie l’aspirantato a Strada Casentino a cavallo degli anni 1955­56, per poi entrare in Noviziato a Varazze. Emette la sua Prima Professione il 16 agosto 1957, e si sposta a Roma San Callisto per gli studi filosofici. La successiva professione triennale viene celebrata ad Arcinazzo il 26 luglio 1960. Gli studi filosofici si concludono l’anno successivo a Roma Sacro Cuore. Nel 1961 don Ermanno parte per l’Argentina e si stabilisce ad Uribellarea (Ispettoria de La Plata), dove trascorre i due anni di tirocinio pratico ed emette la Professione Perpetua il giorno 8 agosto 1963. Dal 1963 al 1967 a Villada Cordoba frequenta lo studentato teologico. Qui riceve la tonsura e gli altri ordini minori. Sempre a Villada Cordoba viene ordinato diacono il 23 ottobre 1967, mentre l’ordinazione sacerdotale viene celebrata a Bernal il 18 novembre 1967, per L’imposizione delle mani del vescovo salesiano Mons. Magliano Bretone. Dal settembre 1968 all’agosto del ’69 lo troviamo a Chertsey, in Inghilterra, come studente; poi di nuovo in Argentina, a Bernal e a Del Valle, prima con l’incarico di consigliere e poi di catechista.

Nel 1972 Don Ermanno torna in Italia ­ e precisamente a Pietrasanta - dove svolge il ruolo di assistente. Qui rimane un anno e poi si sposta a Genova Sampierdarena dal 1973 al ’76 come consigliere. Varazze vede la sua presenza dal ’76 al ’78 nella veste di vicepreside. A questo punto Don Ermanno riceve l’obbedienza per Genova Quarto dove viene impegnato come consigliere per sei anni, fino al 1984. Dall’84 all’87 è di nuovo a Pietrasanta, stavolta come direttore; di là passa in ispettorato a Genova fino al 1991; in questi anni è anche consigliere ispettoriale. Torna a Quarto fino al ’96 prima come incaricato degli universitari e poi come insegnante e vicario della comunità: da qui si sposta di nuovo a Sampierdarena fino al 1999, dove, oltre a conseguire la laurea civile in lingua e letteratura straniera, svolge i ruoli di insegnante, vicepreside e vicario. L’anno successivo lo vede a La Spezia San Paolo come direttore parroco e poi, a partire dal 2000, Don Ermanno approda ad Alassio prima come Rettore della chiesa pubblica e poi come vicario della comunità, e qui rimane fino alla morte, avvenuta il 19 giugno 2014.

Per conoscere qualche tratto della sua personalità è interessante leggere quali doti gli venivano attribuite in due dei giudizi di ammissione compilati nelle case dove ha svolto la sua formazione iniziale. Nella Prima Professione Don Ermanno viene giudicato di salute robusta e sana, intelligenza buona, pietà sentita, temperamento sincero e aperto; in occasione della Ordinazione sacerdotale viene descritto come salesiano responsabile, generoso, pio, lavoratore.

Un altro modo per conoscere la personalità di Don Ermanno e quello di leggere i messaggi giunti per ricordarlo.

Particolarmente intenso e sentito e il ricordo inviato dal Cile da parte di Don Alberto Lorenzelli, che conosceva bene Don Ermanno e aveva condiviso con lui anche una parte della presenza in terra argentina.

Don Alberto scrive cosi:

“Con profondo dolore accolgo la notizia della morte di don Ermanno. Sono stato sempre molto legato a lui. Nei miei tre primi anni di Direttore a Sampierdarena è stato mio Vicario, fedele, prudente, amabile, fraterno. Siamo arrivati insieme dall’Argentina e insieme siamo stati un anno (1972) a Pietrasanta. Ermanno è stato sempre un gran salesiano, innamorato di Don Bosco e della Congregazione. Così lo ricordo a Sampierdarena, Genova Quarto, case dove ho condiviso con lui lavoro e sincera amicizia. Attento ai confratelli, ricordando ciascuno nei compleanni, nelle date di ordinazione o professione. Sempre sensibile alle persone, fino a commuoversi di fronte alle difficolti: o inquietudini di chi in lui cercava conforto. Era profondamente umano e di una fede profonda, matura … Con i giovani ci sapeva fare per il suo tratto sempre delicato e sensibile. Per il suo grande amore alla Congregazione salesiana, fu uomo dall’obbedienza pronta e sempre disponibile. Ha dato molto all’Ispettoria e tutti abbiamo nei suoi confronti un grande debito di gratitudine. Ha saputo affrontare la malattia sempre con tanta dignità, senza mai lamentarsi. Lo ricorderò sempre con tanto affetto e lo affido al Signore perché gli dia il premio dei giusti, perché se lo merita tutto”.

Anche Don Giovanni Favaro lo ricorda con grande affetto. Egli scrive tra le altre cose:

“Don Ermanno negli ultimi tempi non ha goduto buona salute e in mezzo a noi ha sopportato con mirabile fortezza e serenità gravi sofferenze che mettevano a dura prova la sua tenacia e precisione nell’essere presente ai suoi doveri e agli impegni comunitari. Si muoveva con grande sacrificio, ma non l’ho udito mai lagnarsi, ne elencare ai suoi vicini le evidenti sofferenze. Mi sono fermato con lui molte volte per chiacchierare e, da anziani, raccontare le passate esperienze. Diventava un sereno ascoltatore e incoraggiava con la sua attenzione e partecipazione e poteva far dimenticare al narratore la discrezione. Ti incoraggiava con il suo sorridente interesse. Non so quanto utilizzasse l’ascolto, che in lui era mirabile, ma lasciava nell’interlocutore un ricordo di un uomo paziente, attento e immensamente rispettoso. Parlava poco, ma aveva sempre una conversazione interessante e puntuale. Si presentava come un sacerdote attento alla vita pastorale, amante della preghiera, sereno nei suoi doveri, molto silenzioso e rispettoso e cordiale con tutti e sempre.

Tutti ricordano la sua difficoltà ad improvvisare una qualsiasi relazione e tutti ricordano la sua tenacia nel preparare le prediche e gli scoppi di ardore nel leggerle che meravigliavano chi era abituato a frequentarlo quotidianamente. Se si volesse andare più a fondo… si dovrebbe misurare la sua grande umiltà che suggeriva a chi lo avvicinava uno straordinario abbandono alla volontà di Dio, davanti al quale egli camminava ogni giorno con passi molto dolorosi, ma con la convinzione che così doveva marciare, zoppicando pazientemente insieme ai suoi fratelli, di cui sapeva sopportare i difetti ­ che non sfuggivano alla sua intelligenza ­ e che accettava volentieri attraverso piccoli “ruggiti” che sapeva dissimulare con schietto sorriso. Lo devo ammirare perché è arrivato preparato all’incontro. Ho avuto sempre l’impressione che si rendesse conto che il Signore stava per invitarlo a passare all’altra riva, ma per questo non perdeva la gioia quotidiana della vita con Don Bosco”.

Don Giulio Anselmi riporta in particolare due testimonianze:

“La prima: grande sopportazione del dolore. Operato ad un piede a causa di un errore nell’intervento, per nave anni ha sopportato in silenzio dolori lancinanti. Un medico di Torino che lo seguiva in questi ultimi anni, diceva che neppure lui aveva capita come don Ermanno aveva potuto sopportare una sofferenza del genere. Mai una parola cattiva, mai rabbia, mai lamenti, sempre parole di grande benevolenza. La seconda e quanto mi scrisse nel 1994, in occasione di un turno di Esercizi Spirituali nel mio diario personale: “Nelle tue giornate ci sia sempre il sole! Anche se le nubi ti privano della luce e del calore, sai che c’è e prima o poi illuminerà la tua vita”.

Nell’ omelia delle esequie l’Ispettore don Leonardo Mancini lo ha descritto cosi:

“Confratello intelligente, sensibile, timido, profondo spiritualmente. Capace di ascolto, attento alle persone, alla cura delle relazioni e ad accogliere i confratelli anche con i difetti che ciascuno porta con se. Umile e resistente alla sofferenza, che pure lo visitava, capace di dissimulare il dolore. Abbandonato alla volontà di Dio. Questi alcuni dei tratti emersi finora per dipingere un ritratto di Don Ermanno.

Personalmente non ho avuto molte occasioni per conoscerlo a fondo, ma mi sento di confermare questa immagine di Don Ermanno. Mi pareva dotato di una ricca interiorità, che forse ultimamente, proprio a causa dei numerosi malanni fisici, faceva più fatica a manifestarsi all’esterno e produceva nel contempo un rapporto con Dia più delicato e profondo. Incontrandolo, oltre alla estrema gentilezza dei suoi modi, avevo la percezione che fosse immerso in Dio”.

Il Vangelo di Luca proclamato nella Messa delle esequie richiama proprio di tenersi pronti, con la cintura ai fianchi e le lucerne accese; per aprire subito al padrone quando bussa. Si tratta di stare in tenuta da viaggio (con la cintura ai fianchi), perché l’ora della venuta del Signore, collegata alla nostra successiva partenza, ci è ignota. Si tratta di stare con le lucerne accese, mantenendo viva la capacità di leggere la nostra vita e l’intera realtà in modo evangelico, alla luce della fede, ed in atteggiamento di attesa.

E beato chi rimane vigile, egli riceverà da parte di Gesù lo stesso gesto compiuto da lui verso gli apostoli durante la lavanda dei piedi: il Signore si cingerà le sue vesti, Ii farà mettere a tavola e passerà a servirli.

Pronti e vigili dunque, come si teneva pronto Don Ermanno.

“La discrezione e sobrietà mostrata nei suoi atteggiamenti, soprattutto negli ultimi anni, ­ ha sottolineato ancora l’Ispettore mi pare possa essere interpretata proprio come indice di una maggiore interiorità. Di un accresciuto dialogo con Dio, di un desiderio più profondo di incontrarlo”.

D’ altra parte lui stesso già esprimeva questo desiderio in tempi decisamente non recenti, e cioè il 29marzo1956, e proprio di Giovedì Santo, nella lettera in cui domandava di essere ammesso al Noviziato:

“Per essere sicuro d’avviarmi per la strada che il Signore mi ha mostrato, ho consultato il mio confessore e direttore spirituale, i quali conoscendo le cose della mia anima, mi hanno incoraggiato ad incamminarmi sereno e tranquillo, per questo difficile sentiero che mi porterà certamente alla gioia del Paradiso”.

Numerose le testimonianze che sono pervenute.

Don Gianni D’ Alessandro ha inviato questo ricordo:

“Personalmente Ermanno e stato per me un Fratello vero, salesiano credibile e profondo nel suo spirito di fede e salesiana.

Voleva molto bene a Don Bosco e ai ragazzi. None stato fortunato nella sua salute, da tanto tempo, ma non perdeva mai il suo sor­ riso, a volte sornione, e la battuta umoristica che sdrammatizza. Un bel salesiano! II Signore ce ne doni tanti così!”

Silvia e Roberto Goldoni, suoi grandi amici, ci hanno lasciato questa bella testimonianza:

“Grazie, Signore, per averci fatto incontrare Don Ermanno ed aver goduto del suo ministero di sacerdote (ha celebrato lui nella Vostra bella chiesa, con semplicità, nella Messa serale feriale, il nostro 25° di matrimonio, ormai qualche anno fa)! Durante i brevi periodi di vacanza autunnali, in questa bella chiesa, io e mia moglie frequentavamo talvolta la Messa serale feriale, celebrata sempre dallo stesso sacerdote, del quale ci aveva colpito la cura nel preparare la Messa, i canti, l’omelia (essenziale, ma sempre così profonda, che si depositava ogni volta proprio in fondo al cuore): cosi un giorno ci siamo presentati a lui in sagrestia e ­ non senza sorpresa ­ abbiamo scoperto di avere le stesse origini emiliane.

E’ nata così un’amicizia con Don Ermanno, consolidatasi via via nel tempo: ogni volta che eravamo ad Alassio, lo venivamo a trovare (anche quando ­ per diverse ragioni ­ non celebrava più la Messa serale): lui, avvisato dalla portineria, scendeva sempre subito e ci abbracciava sorridente.

Quante cose abbiamo imparato da lui in quei brevi, ma indimenticabili momenti!

Prima di tutto per “come” era: per la sua bontà, il suo sorriso anche nei momenti difficili , la sua nobiltà d’ animo, la sua semplicità.

Poi per quello che ci raccontava: ci parlava sempre dei ragazzi (anche quando, non potendo più insegnare, dava loro solo qualche lezione o ricordava loro puntualmente i compleanni con una piccola pergamena da lui stampata al computer), della scuola (ogni volta ci mostrava le case nuove che erano state fatte), della sua comunità (con quale affetto ci parlava dei suoi confratelli: il di­ rettore Don Gino ­ e quante volte, ad esempio, ci ha mostrato con gioia il nuovo refettorio dicendo “sembra proprio di essere in Famiglia, tanto e accogliente!”­, Don Giulivo, gli altri di cui mi scuso di non ricordare più i nomi: ne parlava sempre con vera ammirazione e sincera stima), della sua famiglia di origine (i fratelli, i cugini, i nipoti). E poi talvolta ci stupiva: “Vedi, Silvia ­ diceva a mia moglie ­ ho fatto caso che questo fiore (nei vasi del chiostro) vive solamente un giorno e poi cade … “.

Come era difficile quando, alla fine del breve periodo di ferie, ci si doveva salutare per l’ultima volta! Tutti e tre con gli occhi lucidi: un’ultima conversazione, una foto, poi un grande abbraccio e via … ma ci occorreva sempre un po’di tempo (sia a me che a mia moglie) per riprenderci da quella separazione.

Grazie, Signore, per averci fatto incontrare Don Ermanno e i suoi

Confratelli. E’ un miracolo che si rinnova ogni giorno: questi religiosi che testimoniano che si più: vivere volendosi bene ed amando gli altri, in modo particolare i giovani. Grazie anche per averci fatto conoscere la sua famiglia di origine.

E a Don Ermanno che certamente e nella gloria di Dia, tra le Sue braccia e tra quelle di Don Bosco, chiediamo di pregare per tutti noi; dobbiamo chiedere con fiducia la sua intercessione perché possiamo avere la forza di essere sempre più come lui e i suoi confratelli che sono un riflesso del Signore risorto, presente in mezzo a noi”.

Lo ricorda così la professoressa Luciana Guido di Sampierdarena:

“Leggendo l’omelia delle esequie vi ho ritrovato esattamente il Don Ermanno che ho avuto la fortuna e la gioia di conoscere: ad ogni parola eccolo Iì, sorridente, gentile, tenace e forte di quella infinita serenità interiore che sgorgava da ogni sua parola e ira­ boccava dai suoi occhi straordinariamente buoni. Un padre, un fratello, un amico sincero e gentile che ha data dona di se in ogni istante della sua vita: e in trionfo in cielo, ora, lui cosi modesto, cosi umile e schivo anche se sempre pronto alla parola ed al sorriso, ed in gloria tra gli angeli ­ ai quali tanto somigliava ­ dove rifulge nella luce del Signore, che sempre lo ha illuminato e lo ha reso unico quando si muoveva tra noi lieve e leggero sulle ali della sua grande, intelligente bontà”.

Alvaro Bellugi, ex preside ad Alassio:

“L’Ermanno che ricordo io e quello di un sacerdote e insegnante mite e schivo, affabile e servizievole. Non si è mai lamentato della sua salute cagionevole e ispirava in tutti i suoi alunni sempre fiducia e serenità. Un altro caro confratello e amico che lascia la Comunità di Alassio dopo tanti anni di fedele servizio alla Scuola e dalla Parrocchia cui era tanto affezionato”.

Don Gianni Russo, delegato nazionale degli Ex allievi, ci ha scritto:

“Don Ermanno e stato una splendida figura di sacerdote sale­ siano, gioioso, capace della profezia salesiana. Sempre vicino agli Ex allievi, li accompagnava in tutte le attività, incoraggiandoli a donarsi agli altri e ad essere buoni cristiani ed onesti cittadini. Dal Cielo protegga gli Ex allievi e le Ex allieve e le loro famiglie”.

Commosso ricordo anche da parte di Giancarlo Colombo, ex presidente nazionale Ex allievi:

“Nel corso della mia presenza presso la Casa di Alassio con il Delegato Nazionale Don Gianni Russo SDB, avevo avuto modo di incontrare e parlare con Don Ermanno. Mi sembrava che, nonostante gli acciacchi fisici alle gambe con i quali conviveva ormai da anni, avesse ancora capacità e disponibilità per gli ex allievi/e. Inoltre non posso dimenticare, di Don Ermanno, la costante presenza agli incontri istituzionali sia che fossero tenuti a Roma sia che avvenissero in altre parti d’Italia. E più di una volta ho avuto modo di elogiare la sua presenza quando altri suoi confratelli, molto più giovani di lui ed in salute, mancavano sistematica­ mente. Don Bosco lo ha senz’ altro accolto accanto a se tra le rose del Paradiso salesiano promesso a tutti noi. Chiedo a Lei di Farsi interprete dei miei sentimenti di sincera partecipazione al dolore presso la Comunità che Lei dirige nonché alla Presidenza della Federazione Settoriale degli Ex allievi”.

Ci piace immaginarlo mentre, di fronte al Signore atte­ so ed amato, finalmente nella nuova e definitiva abitazione, sfodera uno di quei sorrisi disarmanti, perché manifestavano insieme accoglienza, apertura, umiltà, affetto, disponibile­ lita all’ ascolto e all’ aiuto fraterno. II Signore gradirà il suo sorriso e si cingerà del grembiule mettendosi a servirlo … per confermare la beatitudine promessa nel Vangelo.

Grazie, carissimo Don Ermanno! Grazie per quanto hai realizzato con i giovani e con i confratelli incontrati durante il tuo cammino. Accompagnaci con la tua preghiera mentre noi, riconoscenti per D’affetto che hai trasmesso in terra, ci ricordiamo e ricorderemo sempre di te presso l’altare del Signore.

Don Gino Bruno e la Comunità di Alassio